Questo procedimento mostra chiaramente che, tanto pel cieco quanto pel non cieco, la distinzione spaziale delle impressioni tattili non è data immediatamente coll'azione delle impressioni stesse sull'organo tattile; ma che nei ciechi i movimenti, pei quali il dito destinato al tasto analizzante percorre le singole estensioni, compiono lo stesso ufficio che nei non ciechi spetta alle concomitanti rappresentazioni visive.
Una rappresentazione della grandezza e direzione di questi movimenti può sorgere solo dall'essere ogni movimento accompagnato da una sensazione interna di tatto (pag. 37). L'opinione che questa sensazione tattile interna sia già immediatamente collegata con una rappresentazione dello spazio percorso nel movimento, sarebbe inverosimile al massimo grado, perchè non soltanto presupporrebbe nel soggetto un'intuizione innata dello spazio che lo circonda, e della sua posizione nello stesso (pag. 83), ma inchiuderebbe ancora in sè l'opinione speciale, che le sensazioni tattili interne, quantunque conformi all'esterne nella loro natura qualitativa e nei sostrati fisiologici, si differenzino da queste per ciò, che in esse colla sensazione sorge sempre anche un'imagine della posizione del soggetto e dell'ordine spaziale del suo ambiente immediato. Opinione questa, che ci ricondurrebbe necessariamente alla dottrina platonica della reminiscenza delle idee innate; infatti la sensazione che sorge nel tastare è qui pensata come una causa occasionale esterna, che in noi ridesta l'idea dello spazio innata e quindi evidentemente trascendentale.
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