Si può quindi ammettere che l'acutezza visiva o la capacità della distinzione spaziale nel campo visivo di punti distinti, dipenda direttamente dalla disposizione compatta degli elementi retinici, potendo due impressioni essere sempre spazialmente distinte, se esse colpiscono due elementi diversi.
16a. Da questo rapporto reciproco tra l'acutezza visiva e la distribuzione degli elementi della retina si è da molti conchiuso che ad ogni elemento spetta la proprietà originaria di localizzare lo stimolo luminoso dal quale è colpito, nella parte dello spazio corrispondente alla sua proiezione nel campo visivo; e si è in tal modo ricondotta la proprietà, che ha il senso visivo di porre gli oggetti in un campo visivo esterno, situato a una distanza qualsivoglia dal soggetto, ad un'energia innata degli elementi retinici e degli elementi centrali che li rappresentano nel centro visivo del cervello. Vi sono certe alterazioni patologiche della vista che parvero a primo aspetto confermare queste conclusioni. Se in seguito a processi infiammatori sotto la retina, questa viene spostata dalla sua posizione normale, nascono contorsioni delle imagini, le così dette metamorfopsie, che si possono perfettamente spiegare nella loro grandezza e direzione, se si ammette che gli elementi retinici continuino a localizzare le impressioni, come se fossero ancora nella primitiva posizione normale. Ma queste imagini contorte, fintanto che, come nella maggior parte dei casi, si tratta di fenomeni che continuamente variano per il lento formarsi o sparire delle secrezioni, non dimostrano affatto una innata energia di localizzazione nella retina, siccome d'altra parte la percezione d'imagini contorte attraverso lenti prismatiche non ci permetterebbe mai di pervenire a una tale conclusione.
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