Questa relazione di riflessione, in cui stimoli di luce eccentricamente posti stanno al centro della retina, costituisce verosimilmente da una parte una condizione essenziale per il perfezionamento della su ricordata sinergia dei movimenti oculari; dall'altra parte spiega la grande difficoltà che è nell'osservazione di oggetti veduti indirettamente. Questa difficoltà risulta manifestamente dal fatto, che la direzione dell'attenzione su un punto situato lateralmente ingrandisce l'energia riflettente di esso, a paragone di altri punti sui quali non si sia egualmente rivolta l'attenzione. Per il valore predominante che così ottiene il centro della retina nei movimenti dell'occhio, il punto di visione diventa necessariamente il punto medio dell'orientazione nel campo visivo, e in questo tutte le distanze sono soggette a una misura unica, essendo tutte determinate in rapporto al punto di visione. Poichè ora i segni locali sono sempre determinati solo da impressioni luminose esterne, e ambedue però insieme determinano i movimenti dell'occhio orientato al centro della retina; l'intero processo dell'ordine spaziale si presenta come un processo di fusione di tre diversi elementi sensibili: 1) delle qualità sensibili fondate sulla natura degli stimoli esterni; 2) dei segni locali qualitativi dipendenti dal luogo di azione dello stimolo; 3) delle sensazioni di tensione intensivamente graduate e determinate dalla relazione dei punti eccitati al centro della retina. Quest'ultime possono o accompagnare il movimento reale, e questa è la forma originaria, o apparire nell'occhio in riposo in seguito a semplici impulsi al movimento aventi una certa grandezza.
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