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      Il ritmo, che in tal guisa nasce più di frequente alla semplice audizione, è il tempo di 2/8, cioè l'avvicendarsi regolare di arsi e tesi, al quale si collega, come una modificazione di poco rilievo, il tempo di 3/8, nel quale ad ogni arsi seguono due tesi. Tutt'al più per speciale sforzo di volere si può sopprimere questa tendenza a cadenzare, e questo si ottiene solo in serie di battute molto lente o molto veloci, che in sè e per sè si avvicinano ai limiti della percezione ritmica; a stento invece per lungo tempo nelle velocità medie, specialmente favorevoli alla formazione di rappresentazioni ritmiche. Se ci sforziamo invece d'abbracciare il maggior numero possibile d'impressioni in un'unica rappresentazione di tempo, il fatto si complica. Sorgono elevazioni di diverso grado, le quali si avvicendano in regolari serie cogli elementi ritmici non accentuati, e per la partizione che esse determinano nel tutto, aumentano notevolmente il numero delle impressioni, che possono essere racchiuse in un'unica rappresentazione. Così dalla distinzione di due gradi di elevazione si hanno i tempi di 3/4 e di 5/8; serie di battute con tre gradi di elevazione sono i tempi di 4/4 e 6/4, e così pure, come forme di tre parti, sono i tempi di 9/8 e 13/8. Più che tre gradi d'elevazione, o tenendo conto degli elementi non accentuati, più che quattro gradi d'intensità, non si presentano nei ritmi della musica e della poesia, e non possono ad arbitrio essere prodotti nella partizione della rappresentazione ritmica.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452