Per questa stretta connessione fra gli atti di volere e gli effetti pantomimici dell'emozione noi dobbiamo nello sviluppo dei processi volitivi considerare come originari, quelli che si risolvono in certi movimenti corporei, che hanno la loro origine nell'antecedente corso di rappresentazioni o sentimenti, e in atti di volere esterni. Invece i processi di volere, che si risolvono solo in pure manifestazioni rappresentative e sentimentali, o in così detti atti volitivi interni, generalmente sembrano solo essere i prodotti di un più completo sviluppo intellettuale.
2. Un processo di volere, che si esplica in un atto volitivo esterno, si può quindi definire come un'emozione risolventesi in un movimento pantomimico, il quale non solo, come tutti i movimenti pantomimici, caratterizza la qualità e l'intensità dell'emozione, ma di più produce - e in ciò sta il suo valore speciale - effetti esterni, che pongono fine all'emozione stessa. Ma un tale effetto non è possibile per tutte le emozioni, bensì solo per quelle, nelle quali il corso dei sentimenti onde sono composte, produce per sè stesso sentimenti e rappresentazioni, che sono adatte per rimuovere il precedente eccitamento emotivo. E questo fatto si esplica specialmente, quando il risultato finale dell'emozione è direttamente opposto ai sentimenti, che lo precedettero. Quindi la condizione psicologica, primitiva e fondamentale, degli atti volitivi sta nel contrasto dei sentimenti; e probabilmente l'origine di primitivi processi di volere si ritrova sempre in sentimenti di dispiacere, che determinano reazioni esterne di movimento, come effetti delle quali sorgono sentimenti contrastanti di piacere.
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