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      In questo senso si puņ considerare il sentimento come il principio di un processo volitivo, il volere all'opposto come un processo sentimentale composto, e l'emozione come un passaggio fra i due.
      4. Nell'emozione che si risolve in un atto di volere, i singoli sentimenti di solito non hanno mai un valore concorde ed eguale, ma alcuni di essi insieme alle rappresentazioni, che a loro sono legate, si levano sugli altri, come preponderanti nella preparazione dell'atto volitivo. E queste combinazioni di rappresentazioni e sentimenti, che nel nostro apprendimento soggettivo del processo volitivo preparano immediatamente l'azione, siamo soliti chiamare i motivi del volere. Noi possiamo ancora distinguere ogni motivo in una parte rappresentativa e in una sentimentale, delle quali diciamo la prima ragione determinante e la seconda forza impellente. Se un animale di rapina afferra la sua preda, la ragione dell'atto č l'averla veduta, la forza impellente puņ essere il sentimento spiacevole della fame, oppure l'odio di specie suscitato da quella vista. Le ragioni determinanti di un assassinio possono essere state l'appropriazione dei beni altrui, la soppressione di un nemico, e simili; le forze impellenti, sentimento d'indigenza, odio, vendetta, invidia, ecc.
      Quando le emozioni sono di natura complessa, anche le ragioni determinanti e le forze impellenti sogliono essere di specie mista e spesso tanto, che per l'agente diventa difficile il decidere quale sia il motivo prevalente. Questo si connette al fatto, che le forze impellenti dell'atto di volere, alla stessa guisa degli elementi di un sentimento composto, sono collegate in un tutto organico e si subordinano ad una impressione come ad elemento predominante; nel qual caso i sentimenti di direzione affine rinforzano e affrettano l'effetto, i sentimenti di direzione opposta invece lo indeboliscono.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452