Nelle composizioni di rappresentazioni e sentimenti, che noi diciamo motivi, spetta non alle prime, ma ai secondi, come forze impellenti, quell'importanza decisiva nella preparazione degli atti volitivi. E questo proviene dal fatto, che i sentimenti sono per sè stessi parti integranti dei processi di volere, mentre le rappresentazioni possono influire solo indirettamente, cioè per essere unite ai sentimenti. L'ipotesi di un atto di volere sorgente da considerazioni puramente intellettuali, di una decisione volitiva contraria alle tendenze che si esplicano nei sentimenti, ecc., racchiude in sè una contraddizione psicologica. Essa si fonda sul concetto astratto di un volere trascendente, assolutamente diverso dai reali processi psichici di volere.
5. Nella combinazione di una varietà di motivi, cioè di rappresentazioni e sentimenti, i quali in un composto decorso di emozioni si presentano come quelli che sono decisivi per il compimento di un'azione, sta la condizione essenziale da un lato per lo sviluppo del volere, dall'altro per la distinzione delle singole forme di atti volitivi.
Il caso più semplice di un processo di volere ci si offre, quando entro un'emozione di opportuna natura, un unico sentimento con rappresentazione concomitante si fa motivo e pone fine al processo con un atto esterno ad esso corrispondente. Possiamo dire processi di volere semplici tali processi di volere determinati da un unico motivo. I movimenti, che chiudono questi processi, sono spesso indicati anche col nome di azioni impulsive, senza che però nel concetto popolare dell'impulso sia stata sufficientemente tradotta questa distinzione posta in base alla semplicità del motivo del volere, perchè per lo più vi si mescola anche un altro punto di vista, la natura dei sentimenti agenti come forze impellenti.
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