Gli esperimenti fatti in tal modo insegnano che la capacità dell'attenzione non è affatto una grandezza costante, ma che essa, anche quando la tensione dell'attenzione ha presso a poco la medesima grandezza massima, dipende in parte dalla natura semplice o composta delle impressioni, in parte dall'essere queste più o meno famigliari. Le più semplici impressioni di spazio sono punti in una disposizione qualsiasi: di essi sei al massimo possono essere appercepiti in una sola volta. Le impressioni di una natura un po' più complessa ma nota, come linee, cifre, lettere, sono appercepite simultaneamente di regola nel numero di tre, quattro e, nelle condizioni più favorevoli, di cinque. Sembra che questi limiti valgano anche pel senso tattile, colla differenza che in esso soltanto le più semplici di queste impressioni, i punti, possono in caso favorevole essere colti insieme nel numero di sei. Per impressioni note di natura complessa, il numero delle rappresentazioni si abbassa anche pel senso della vista, mentre cresce notevolmente quello dei singoli elementi. Possiamo appercepire due e persino tre parole conosciute di una sola sillaba, il che corrisponde a un numero di dieci sino a dodici singole lettere. In tutti i casi è falsa l'affermazione da molti fatta, che l'attenzione in un dato momento non può essere riferita che ad una sola rappresentazione.
Queste osservazioni non contrastano meno a quell'opinione qualche volta messa innanzi, che l'attenzione possa scorrere di continuo e con grande rapidità una quantità di singole rappresentazioni.
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