Se nell'esperimento suesposto si cerca di completare col ricordo l'imagine appercepita distintamente proprio nell'istante successivo all'impressione, appare che occorre un tempo assai notevole per rendersi presente un'impressione non appercepita nel primo istante e che in questo processo l'imagine prima appercepita sfugge sempre all'attenzione. Quindi il muoversi successivo dell'attenzione su una moltitudine di dati psichici è un processo discontinuo, il quale consta di una pluralità di singoli atti appercettivi, che si seguono. Questa discontinuità è spiegata dal fatto, che ogni singola appercezione si compone di un periodo di tensione crescente e di uno secondo di tensione decrescente. La tensione massima, che sta fra i due, può notevolmente variare nella sua durata: essa o è molto breve, come per le impressioni momentanee e rapidamente varianti, oppure dura più a lungo nel caso di una unilaterale direzione dell'attenzione su determinati oggetti. Persino quando si concentra l'attenzione su oggetti di natura costante è pur sempre inevitabile un'interruzione di un intervallo qualsiasi fra l'avvicendarsi dei periodi di tensione e rilassamento. E questo si può facilmente osservare nelle funzioni solite dell'attenzione. Ma anche qui l'osservazione sperimentale porta a più precise conclusioni. Se, mentre tutti gli altri stimoli di senso sono, quant'è possibile, esclusi, lasciamo agire su un organo di senso un'impressione debole, continua, duratura, sulla quale è diretta l'attenzione, si osserva che l'impressione in certi intervalli, per lo più irregolari, i quali si producono per impressioni molto deboli già dopo 3-6" e per quelle alquanto più forti solo dopo 18-24", diventa per un breve tempo indistinta, oppure sembra sparire del tutto, per poi ripresentarsi.
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