Anche la grande stabilità nello stato psichico degli animali, subendo esso solo piccole variazioni per l'influenza dell'allevamento, rende al massimo grado improbabile, che una delle specie animali ora vivente possa mai sorpassare dal lato psichico i limiti già raggiunti.
5a. Le teorie che mirano a definire psicologicamente il rapporto tra l'uomo e gli animali, oscillano tra due estremi, cioè tra l'opinione predominante nella vecchia psicologia, che le più alte "facoltà psichiche", specialmente la "ragione", manchino completamento agli animali, e l'opinione diffusa tra i sostenitori della speciale psicologia animale, che gli animali siano perfettamente eguali all'uomo in tutto, anche nelle facoltà di riflettere, giudicare, conchiudere e nei loro sentimenti morali, ecc. Caduta la psicologia delle facoltà, la prima di queste opinioni è divenuta insostenibile. La seconda si basa sulla tendenza, diffusa nella psicologia popolare, di interpretare tutti i fatti che possono essere oggettivamente osservati, trasformandoli in modi del pensiero umano, e in riflessioni logiche. Ma una più intima indagine sulle manifestazioni della così detta intelligenza animale dimostra, che esse si devono intendere costituite da semplici atti di riconoscimento sensitivo, o da associazioni, mentre mancano loro quelle proprietà che spettano ai veri concetti e alle operazioni logiche. Ora, poichè i processi associativi passano continuamente negli appercettivi, e gli inizi di questi ultimi, semplici azioni attive di attenzione e di scelta, si presentano senza dubbio negli animali superiori, anche questa differenza deve del resto essere senz'altro intesa più come una differenza nel grado, e nella composizione che come una differenza nella natura dei processi psichici.
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