In questo svolgimento dell'azione propriamente libera ha una grande parte l'imparare a camminare, che suole cominciare negli ultimi tre mesi del primo anno d'età; imperocchè l'andare verso determinata meta costituisce assai spesso l'occasione del sorgere di un gran numero di motivi tra loro contrastanti. Lo stesso imparare a camminare si deve però intendere come un processo, nel quale influiscono a vicenda lo sviluppo del volere e l'efficacia di ereditarie disposizioni a determinate combinazioni di movimenti. Se il primo impulso al movimento proviene da motivi di volere, il modo adatto allo scopo, con cui si compie il movimento, è però un effetto dei meccanismi centrali di coordinazione; questi poi alla lor volta si conformano in modo sempre più rispondente allo scopo, a causa dell'esercizio individuale che ha luogo sotto la guida del volere.
8. Il linguaggio del bambino si annette nel suo sviluppo a tutte le azioni del volere. Anch'esso riposa su una cooperazione di disposizioni ereditate, fondate sugli organi centrali del sistema nervoso, e di influenze esercitate dalla vita esterna e in questo caso più specialmente dalla convivenza con persone che parlano. Sotto questo rapporto lo sviluppo del linguaggio corrisponde assolutamente a quello di tutti gli altri movimenti espressivi, ai quali esso appartiene nel suo generale carattere psico-fisico. Già nel corso del 2º mese d'età sorgono i primissimi suoni articolati dell'organo della favella come fenomeni di natura riflessa, sopratutto ad accompagnamento di sentimenti ed emozioni gradite; essi crescono poi coll'andar del tempo in varietà, mentre sempre più si fa manifesta la tendenza alla ripetizione del suono (come ba-ba-ba, da-da-da e simili). Questi suoni espressivi si distinguono dalle grida espressive di molti animali solo per la maggiore e sempre mutevole varietà. Essi, essendo emessi ad ogni possibile occasione e senza alcun scopo di comunicare qualche cosa, non hanno ancora affatto il valore di suoni del linguaggio.
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