L'evoluzione individuale viene quindi a confermare ciò che in generale si è sopra (pag. 212 e segg.) notato intorno al rapporto genetico di queste funzioni. Nel bambino, tosto che l'attenzione attiva si sia svegliata, in base alle associazioni che sempre più si costituiscono tra impressioni immediate e rappresentazioni anteriori, sorge la tendenza di liberamente stabilire tali legami, nei quali poi la copia degli elementi mnemonici, liberamente combinati o aggiunti all'impressione, dà una misura del grado di dote imaginativa di ogni individuo. Questa attività fantastica di combinazione si esplica, non appena è sorta, con una potenza impulsiva, alla quale il bambino può tanto più difficilmente contrastare in quanto che in lui non ancora agiscono, come nell'adulto, le funzioni intellettive, che si pongono fini determinati regolando e arrestando il libero vagare delle rappresentazioni fantastiche.
In quanto questo sfrenato riferimento ed intreccio delle rappresentazioni fantastiche si collega cogli impulsi di volere, che amano dare alle rappresentazioni nell'immediata percezione sensitiva punti d'appoggio sicuri, benchè ancora vaghi, sorge nel bambino l'impulso al giuoco. Il primitivo giuoco del bambino è tutt'affatto giuoco di fantasia, mentre quello dell'adulto è giuoco quasi unicamente d'intelletto (giuoco delle carte, giuoco degli scacchi, lotteria, e simili). Solo, quando entra in campo il bisogno estetico, anche qui il giuoco è in prima linea prodotto dalla fantasia (teatro, suonare il piano, ecc.
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