La mutazione di significato si fonda quindi su variazioni svolgentisi a poco a poco in quelle condizioni d'associazione e appercezione che determinano una complicazione rappresentativa, la quale entra nel punto visivo della coscienza non appena una parola è udita o pronunciata. Questa mutazione di significato può quindi brevemente essere anche definita come un processo, ora più associativo ed ora più appercettivo, per cui i componenti rappresentativi delle complicazioni linguistiche legati a una rappresentazione fonetica si spostano (pag. 190).
Mutazioni fonetiche e di significato cooperano a far sempre più sparire quella relazione tra suono e significato che originariamente deve presupporsi, in modo che la parola è senz'altro appresa solo come un segno esteriore della rappresentazione. Questo processo è così radicale, che persino quei segni fonetici, nei quali quella relazione sembra si sia ancora mantenuta, le formazioni onomatopoetiche, per lo più sono prodotti relativamente tardi di un'assimilazione secondaria stabilitasi tra suono e significato, di un processo di assimilazione, per il quale la primitiva affinità tra suono e significato andata perduta tende a ristabilirsi.
Un'altra importante conseguenza di quella cooperazione tra mutazioni fonetiche e di significato consiste in ciò, che numerose parole perdono affatto a poco a poco il loro primitivo significato concreto e sensibile e si trasformano in simboli per i concetti generali e per l'espressione delle funzioni appercettive di relazione, di comparazione e dei loro prodotti.
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