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      In mancanza di altre testimonianze, è la storia dell'evoluzione delle rappresentazioni mitologiche che principalmente ci fa conoscere, come questo stato d'animo si sia svolto dai primi inizi dello sviluppo spirituale. Essa dimostra che generalmente le primissime costruzioni mitiche del pensiero, da un lato si riferiscono al destino individuale nell'avvenire prossimo, dall'altro sono determinate dalle emozioni suscitate dalla morte dei congiunti, e dalla loro memoria, specialmente poi dal ricordo dei sogni. E in ciò sta l'origine del così detto "animismo" cioè di tutte quelle rappresentazioni, nelle quali in parte gli spiriti dei defunti, in parte i demoni che si pensano legati a determinati oggetti e luoghi, oppure ai processi svolgentisi in rapporto a scopi della vita (vegetazione, agricoltura, navigazione, ecc.) rappresentano la parte di arbitri buoni o malefici del destino dell'uomo. Una diramazione di questo animismo è il "feticismo", nel quale l'idea dell'arbitro del destino è trasportata agli accidentali oggetti dell'ambiente, come piante, pietre, oggetti artificiali, specialmente a quelli che, o per la natura speciosa o per casuali circostanze esterne, colpiscono l'attenzione. Le manifestazioni dell'animismo e del feticismo hanno la particolarità di essere non soltanto i più primitivi ma anche i più durevoli prodotti dell'appercezione mitologica, imperocchè, rimosse tutte le altre forme, esse sopravvivono nelle più varie forme della superstizione; tali ad es., le credenze negli spettri, nelle malìe, negli amuleti.


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Compendio di psicologia
di Wilhelm Wundt
Editore Clausen Torino
1900 pagine 452