Non si deve però dimenticare che questi concetti non significano un qualche cosa, che esista fuori dei processi di coscienza e di volere individuali, così come la comunità stessa non è altro che la riunione dei singoli. Ma questa riunione, in quanto dà prodotti spirituali, pei quali nell'individuo esistono solo disposizioni appena abbozzate, e in quanto influisce sullo sviluppo degli individui, è, ad egual diritto che la coscienza individuale, un oggetto della psicologia. Imperocchè a questa si presenta necessariamente il compito di spiegare quelle relazioni, dalle quali sorgono i prodotti della coscienza collettiva e del volere collettivo e le proprietà loro.
14a. I fatti che nascono dall'esistenza delle comunità spirituali, sono entrati a far parte del compito della psicologia solo in questi ultimi tempi. Prima i problemi spettanti a questo ordine di fatti erano assegnati o a certe singole scienze dello spirito (linguistica, storia, giurisprudenza, e simili), oppure, per quanto erano di natura più generale, alla filosofia, cioè alla metafisica. Per quel tanto che la psicologia trattava di questi problemi, essa, al pari delle singole scienze speciali, storia, giurisprudenza, ecc., era per lo più dominata da quel punto di vista della psicologia volgare, che tende a considerare, per quanto è possibile, tutti i prodotti spirituali della comunità come invenzioni volontarie, sin dall'inizio rivolte a determinati scopi d'utilità. Questo pensiero trovò la sua massima espressione filosofica nella dottrina del "contratto sociale", secondo la quale la comunità spirituale non sarebbe originaria e naturale, ma sarebbe da ricondursi all'arbitraria riunione di una somma d'individui.
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