Questa legge è detta il principio del parallelismo psico-fisico. E questo nel suo significato empirico-psicologico è assolutamente diverso da certe leggi metafisiche che, se talora sono designate col medesimo nome, hanno in verità tutt'altro valore. Questi principi metafisici stanno sul terreno dell'ipotesi di una sostanza psichica e cercano sciogliere il problema delle relazioni tra corpo ed anima o ammettendo due sostanze reali, le proprietà delle quali siano bensì diverse ma procedano nelle loro modificazioni parallelamente, oppure supponendo una sola sostanza con due attributi diversi, le modificazioni dei quali dovrebbero essere corrispondenti. In ognuna di queste forme il principio metafisico del parallelismo si fonda sulla proposizione: ad ogni fatto fisico corrisponde un fatto psichico, e viceversa; oppure anche: il mondo dello spirito non è che uno specchio del mondo corporeo, e il corporeo una realizzazione oggettiva del mondo dello spirito. Questa proposizione è però una supposizione affatto indimostrabile e arbitraria; essa nelle sue applicazioni psicologiche porta ad un intellettualismo, che sta in contraddizione con ogni esperienza. Per contro il principio psicologico, come sopra è stato formulato, parte dal fatto, che esiste una sola esperienza, la quale però, quando diventa contenuto di un'analisi scientifica, ammette in certe sue parti una doppia forma di considerazione scientifica; una mediata, che studia gli oggetti delle nostre rappresentazioni nelle loro reciproche relazioni oggettive, ed una immediata, che li studia nella loro natura intuitiva in relazione a tutti gli altri contenuti d'esperienza del soggetto conoscente.
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