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Molti di questi stessi rimedi furono consigliati a me stesso da alcune vecchie commari, alle quali, mi accusavo di aver cento malanni come il Cavallo di Gonnèlla; e ciò facevo per destare in loro maggiore interesse e darmi così agio a bene imprimermeli nella memoria. Fra queste ricorderò sempre con vivo compiacimento le due vecchie proprietarie di un'antichissima friggitoria, le quali, prima che si costruisse la nuova via Cavour, avevano la loro bottega alla Suburra.
Parte di questi rimedi empirici li devo a loro; moltissimi altri alla mia povera mamma; e altri pochi di essi mi sono stati forniti dell'immortale poeta Belli, per mezzo de' suoi meravigliosi Sonetti romaneschi.
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Se al lettore questi rimedi sembrassero strani o ridicoli, risponderò con un adagio tutto romanesco che dice: peggio nun è morto mai. Poichè per quanto strani e ridicoli essi siano, non raggiungeranno mai l'assurdità di alcuni rimedi di celebrità mediche dei secoli XVI, XVII, e perfino del XVIII secolo. Ad esempio nel secolo XVI Giovan Matteo Fabbri ne assicura che si giudicava il suono delle campane essere ricetta salutare contro il dolor di capo e si scrivevano opere di questa fatta: De dolore capitis sonitu campanarum sanato (!). Ed ancora nel 1759 il famoso Lemery, medico e chimico francese, insegnava che lo stercus humanus è digestivo, risolutivo emolliente, addolcente! E lo si prescriveva contro i mali di gola, contro l'epilessia, contro le febbri intermittenti, ecc.
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