Riguardo all'autenticità de' presenti giuochi, quantunque parecchi dal tempo della mia fanciullezza ad oggi abbiano subìto non lievi modificazioni, posso tuttavia affermare con coscienza che essi sono autenticissinzi e precisi, per averli non soltanto veduti fare, ma per avervi a buona parte di essi personalmente preso parte.
Non devo poi trascurare di avvertire i lettori che molti degli stessi giuochi, quali per esempio: a Pallina, a Campana, a Picchio, a Sartalaquaja, a Arzà' la stella, i fanciulli usano praticarli per ordine e a seconda delle stagioni. Così, per esempio, in autunno alzano le stelle1, giuocano a Nizza e a Pallina; sul principiare della primavera giuocano al Picchio o a Campana, ecc. ecc.
1. - LÈNA, MIA LÈNA.
Uno dei fanciulli o fanciulle che fa da mamma, si mette a sedere; un altro destinato a sorte per via della conta s'inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo di non poter nulla vedere; tutti gli altri vanno a nascondersi.
La mamma allora intona la canzoncina:
Lèna, mia Lèna,
'Sto core sta in caténaIn caténa incatenato
Vé séte accécati?".
E quando i fanciulli nascosti hanno risposto sì, la mamma lascia libero quello che teneva tra le ginocchia, e grida con quanto fiato n'ha in góla: "Curete da mamma; ché 'r cane è sciorto!". Se il fanciullo sguinzagliato riesce ad acchiappare uno dei compagni prima che sia giunto dalla mamma, questo è obbligato a mettersi al suo posto; se no, si deve rimettere in ginocchio egli stesso e ricominciare il giuoco.
| |
Pallina Campana Picchio Sartalaquaja Arzà Nizza Pallina Picchio Campana Lèna Sto
|