Pagina (173/297)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Riguardo all'autenticità de' presenti giuochi, quantunque parecchi dal tempo della mia fanciullezza ad oggi abbiano subìto non lievi modificazioni, posso tuttavia affermare con coscienza che essi sono autenticissinzi e precisi, per averli non soltanto veduti fare, ma per avervi a buona parte di essi personalmente preso parte.
     
      Non devo poi trascurare di avvertire i lettori che molti degli stessi giuochi, quali per esempio: a Pallina, a Campana, a Picchio, a Sartalaquaja, a Arzà' la stella, i fanciulli usano praticarli per ordine e a seconda delle stagioni. Così, per esempio, in autunno alzano le stelle1, giuocano a Nizza e a Pallina; sul principiare della primavera giuocano al Picchio o a Campana, ecc. ecc.
     
      1. - LÈNA, MIA LÈNA.
      Uno dei fanciulli o fanciulle che fa da mamma, si mette a sedere; un altro destinato a sorte per via della conta s'inginocchia davanti a lui, e mette la testa tra le sue gambe, in modo di non poter nulla vedere; tutti gli altri vanno a nascondersi.
      La mamma allora intona la canzoncina:
     
      Lèna, mia Lèna,
      'Sto core sta in caténaIn caténa incatenato
      Vé séte accécati?".
     
      E quando i fanciulli nascosti hanno risposto sì, la mamma lascia libero quello che teneva tra le ginocchia, e grida con quanto fiato n'ha in góla: "Curete da mamma; ché 'r cane è sciorto!". Se il fanciullo sguinzagliato riesce ad acchiappare uno dei compagni prima che sia giunto dalla mamma, questo è obbligato a mettersi al suo posto; se no, si deve rimettere in ginocchio egli stesso e ricominciare il giuoco.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





Pallina Campana Picchio Sartalaquaja Arzà Nizza Pallina Picchio Campana Lèna Sto