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      41. - A "MAZZARÒCCO".
      A chi va la conta, prende il mazzaròcco o la mazzaròcca (vedila al gioco Morè-morè); poi invita il compagno a tirare a pari e caffo; se questo nel buttare le dita indovina il numero di quelle della conta, prende il posto di questa; altrimenti ogni volta che sbaglia, si busca una mazzaroccata sulla mano.
      A ogni giro la mazzaròcca deve aumentare di forza.
     
      42. - ANELL'ANELLO.
      Parecchi fanciulli e fanciulle siedono sopra un banco, avvicinando palma a palma e tenendo queste serrate in mezzo alle gambe.
      La mamma ha in mano una brecciolina, un anello o qualcosa di simile, e passa per ordine, dall'uno all'altro giocatore per deporre nelle mani di essi l'oggetto ch'essa serra nelle sue; ma in sostanza non lo lascia se non ad un solo, sempre continuando il giuoco e ciò anche dopo lasciatolo, per ingannarli.
      A giro compiuto stanno tutti in silenzio ed in aspettazione. Allora la mamma domanda a uno di loro, con queste precise parole: Anèllo, anèllo; chi ccià l'anèllo? Se questi indovina chi abbia l'oggetto, allora passa a fare da mamma; se no, paga un pegno per poi fare la relativa penitenza.
      43. - SEGA SEGA, MASTRO TITTA.
      Due ragazzi, tenendo un pezzo di corda uno a una estremità e uno all'altra, o formando con lo spago una specie di sega che ricavano dalla prima figura dell'altro giuoco detto: Acchiapparèlla, fingono di segare una tavola, ripetendo:
     
      Séga, séga, Mastro Tilta,
      'Na pagnotta e 'na sarciccia;
      Un'a mme, un'a tte,
      Un'a mmàmmeta che sso' ttre!"
      44. - PARI E DDISPERO.
      Uno dei giuocatori chiude nel pugno una certa quantità di brecciolini, di vaghe di caffè, di riso o altro; mostra la mano al compagno e gli chiede:


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Usi costumi e pregiudizi del popolo di Roma
di Luigi Zanazzo
Società Tipografico Editrice Nazionale Torino
1908 pagine 297

   





Morè-morè Anèllo Acchiapparèlla Mastro Tilta