- Allora - misurandone la grandezza come sopra - ne volete un'antra cusì?
- Macchè!
- E si nu' la volete accusì grande; allora come la volete accusì?
- Fra la misura de prima e quella d'adesso.
- Allora la volete accusì? ecc.
Insomma tutto il giuoco consiste in questo: chi va a contrattare la pila, non si deve mai lasciar fuggire di bocca la parola ccusì, altrimenti paga il pegno, o prende il posto del pilaro.
66. - A "TTUZZI".
Due fanno a pari e caffo. Il perditore, ogni volta che sbaglia, riceve dall'altro un tuzzo, cioè un forte colpo dato sulle spalle, prima con la punta delle dita, e poi immediatamente col polso.
Allorchè vince, prende il posto del compagno, e il giuoco seguita a piacere.
67. - CHI ST'A CCAPO A LA MI' PIGNA.
Le ragazze che giuocano si prendono per le mani e formano una catena.
La mamma e il capo-giuoco si pigliano per le mani e le alzano tenendole tese per lasciarvi passare di sotto le compagne.
Quella che sta in coda alla catena domanda a quella che ne sta a capo:
- Chi sta a ccapo a la mi' pigna?
E l'altra risponde:
- Cé sto io.
- Per chi?
- Per una donna.
- Che ha fatto?
- Figlio maschio.
- Com'è llungo?
- Come una colonna.
- Com'è stretto?
- Com'un mànico de paletta.
- Passate sotto a la mi' casetta.
Allora la ragazza che sta in coda, seguìta dalle altre ragazze, sempre tenendosi per le mani, passano sotto alla volta formata dalle braccia della mamma e del capo-giuoco, in modo che la seconda ragazza formante la catena resta con le braccia incrociate, poi la terza, la quarta, la quinta, e così via via.
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