97. - SCOCCÉTO.
Giuoco che si fa con le uova lesse.
Uno de' giocatori stringe in pugno l'uovo, e l'altro vi batte sopra con una delle estremità del proprio uovo.
Se uno dei due uovi si rompe, quello rotto diviene proprietà di colui al quale è rimasto sano il suo uovo.
Il Belli, in una nota del sonetto: Er madrimonio sconcruso, così lo descrive:
Si giuoca a Roma dalla plebe, percuotendo colla parte più acuta d'un uovo allessato (ôvo tosto) sulla stessa parte d'un uovo simile che tiene in mano l'avversario. Colui, il cui uovo si frange all'urto, perde il giuoco; e ciò dicesi fare a scoccétto
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98. - GARAGHÈ.
I giocatori, fatta la conta, la quale deve indicare il primo di loro che frulla, ossia che lancia le monete, si dispongono in circolo e ciascuno depone in terra, davanti a sè, la somma che egli ha scommesso sulla faccia che mostreranno le monete dopo cadute.
Le monete che si devono lanciare devono essere rappresentate da due soldi da due; colui che li tira deve tenerli uno sovrapposto all'altro, in modo che essi mostrino le due armi.
Se i due soldi frullati nel cadere in terra mostrano tutti e due le armi (ossia la figura del sovrano) allora chi li ha lanciati vince tutte le monete scommesse dai varii giocatori; se al contrario i soldi caduti in terra mostrano il santo, ossia l'esergo della moneta, allora il giocatore perde e fa come si dice bbatticulo.
Poi passa il diritto di frullare le monete al secondo, al terzo, al quarto, come si è in principio stabilito.
La frode in questo giuoco sta in ciò, che alcuni adoperano delle monete foggiate in guisa da mostrare su tutt'e due i lati la figura del sovrano, ossia l'arma.
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Belli Roma
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