.. Si era ben lontani dal lusso delle vetrine, dalla varietà delle così dette mostre... Fin quasi a memoria dei nostri vecchi queste si erano mantenute lercie e nella massima parte di povero aspetto. Le botteguccie degli orefici al Pellegrino, dei calzettai ai Cesarini14, dei mercanti di panno in Agone, ai Banchi, in Sant'Eustachio, nel Ghetto, con le mostre di panno turchino listate di rosso appiccate alle pareti esterne delle imposte, tramezzate da una mezza balaustrata di pietra alla porta d'ingresso, potean dirsi le migliori del genere. Il grande commercio delle stoffe, delle mode, e di tutti gli amminicoli del lusso, era condotto da pochi banchieri e mercanti, d'ordinario assai ricchi, i quali per non discostarsi troppo dal centro, accumulavano le mercatanzie, abbatuffolate su rozze impalcature, in miseri ambienti, situati in fondo a cortili, ove, dietro piccolo desco, con iscarsa luce, in pieno giorno, e di sera con una lucerna di ottone a triplice lucignolo, si contrattava d'ingenti somme...
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Percorrendo le vie di Roma con la scorta delle vecchie cronache, è da scommettere che molti rimarrebbero impacciati udendo parlare di scrannari, di bombattari, di paternostrari (coronari), di pelamantellari (pellicciai), di lentari, di gipponari (tessitori di corpetti), di morteliari, margaritari e simili, come tra i documenti di quattro o cinque secoli indietro non s'identificano subito i carnifices per macellai, i mueliones per carrettieri, gli equi forensium per cavalli forestieri; e più tardi gli strazzaroli per mercanti di seta greggia, i pelacani per conciatori di pelle, i repezzini di Genova (rimendatori), gli agucchiatori (fabbricanti di tessuti a maglia), i pattari di Milano (rigattieri), gli sprocani di Ferrara (venditori di legna da ardere), i franfellicari e gli zeppolaiuoli di Napoli (portatori di zuccherini e di frittelle)
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