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Andrea Speciale, poeta popolare romano al principio del secolo XVII, in un curioso e ignorato opuscolo intitolato: Historia nova e piacevole dove si raccontano tutte le cose che si vanno vendendo dagli artigiani per Roma, dopo aver notato i principali mercati a Campidoglio e a piazza Navona, alla piazza dei Giudei, a Campo di Fiore, alla Rotonda, a Torre Sanguigna, al Pozzo Bianco, così canta a modo suo:
Ma questo è ombra a quel ch'a la giornataVi passa a canto a casa ogni matina
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Considerate poi che tutte l'arteVi passano davanti in ogni parte".
Questa era la pura verità. Ai merciai ambulanti propriamente detti, si aggiungevano numerosissimi artigiani i quali per le difficoltà di procurarsi una clientela fissa ed una officina in vista del pubblico, giravano tutto il giorno per accaparrarsi lavoro.
Passa il chiavaro, e cerca d'acconciareIn casa tua cassetto o forciero...
Quell'altra voce fa l'aer tremareChi vuol conciar lucerne o candeliero;
Quell'altro grida: cucchiai e catiniE l'altro strilla: forbicette fini.
Senti uno che dice: canestri canestri,
Odi l'altro che grida: lino lino;
Uno che si vanta di conciare i destriParla con un che va vendendo il vino.
Ecco per Roma infiniti maestriCol sacco in spalla e in mano un bacchettino
Gridando tutto il dì: scarpe, pianelleE l'altro canta: vascelle, vascelle".
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Seguitando a pedinare i venditori ambulanti, vediamo altresì pei calzamenti portarsi in giro le francesche, specie di scarpette per donna fatte all'uso di Francia; le cornacchie, le scarpe di cordovano, gli scarferoni o scarferotti e i frattoni, ripiego economico per difendersi dalle pozzanghere e dalle spine delle fratte in surrogazione degli stivali
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