Un macellaio per non far capire a' suoi avventori che il tal pezzo di carne va in malora o puzza dirà col suo garzone di bottega, per esempio: Quel lòmbo va da Meo, o anche: va da Mariòtti. E così di seguito.
Un ebanista, un falegname romano, parlando di un mobile qualsiasi, poco solido, mal costruito, vi dirà: è un marangòne.
Per la ragione, che molti anni or sono in Roma un certo Marangoni, ebanista, costruiva dei mobili da poco prezzo, i quali non essendo fatti secondo le regole dell'arte, erano dai conoscitori male giudicati.
Quindi d'allora, per i falegnami, ogni mobile male costruito è un marangone.
PAROLE DEL GERGO EBRAICO-VERNACOLOUSATE ANCHE DAL POPOLO DI ROMA.
Aèo: Antico grido degli stracciaroli ebrei. Ora una cosa aéa o un oggetto aéo significa: è troppo logoro, vecchio: è troppo aéo!
Achipudium: Ultimo giorno del digiuno.
Asseredda jema tessuvà: Dieci giorni penitenziali.
Atanaï, atanaï: Buon Dio21: dall'ebraico: Adonai.
Azzicaromme: Commemorazione.
Badanai: Interiezione: dall'ebraico Badonai, perdio!
Baragaìmme: Andare a Baragaìmm: andarsene all'altro mondo.
Baruccabbà: Baruch-abba: Benvenuto.
Bèdene: Due.
Bèdene-vaghèzzi: Due e mezzo.
Beferìmme: Un paolo, mezza lira.
Boccanéra: Schioppo, fucile.
Cacàmme: Dall'ebraico haham: dotto, sapiente. Il rabbino maggiore.
Caccadià caccadià: Meditazione, preghiera.
Cachèmme: Chiacchierone, millantatore.
Calamisvà: Trasporto funebre, mortorio.
Callà: La promessa sposa.
Cascerro-a: Puro, bello, integro.
Caurimmi: Tomba.
Càzzemod: Ripieno del pollo, interiori.
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