UN PO' DI STORIA A VOLO
Ricordiamo a volo le date della terribile guerra, rivolgiamo per poco lo sguardo al passato sanguinoso per amare ancora più la pace che abbiamo conquistata con la Vittoria.
Il 28 giugno 1914 l'arciduca Francesco Ferdinando, principe ereditario dell'impero austroungarico, e la sua consorte, sono assassinati a Sarajevo da un giovane bosniaco che nell'interrogatorio dichiarò: «Io sono nato in Bosnia e fin dall'infanzia ho avuto idee panserbe».
Il 28 luglio l'Austria-Ungheria dichiara la guerra alla Serbia. La Russia vuol proteggere la piccola Serbia di razza slava come lei, e ordina la mobilitazione. La Germania vuol cogliere l'occasione per affermarsi con la guerra signora del mondo. Il militarismo europeo, e specialmente il tedesco, sorride alla scintilla che svilupperà il più spaventoso incendio. La Germania dichiara la guerra alla Russia il 1° agosto 1914 e il giorno dopo la dichiara alla Francia. Il 4 agosto l'Inghilterra, alleata della Russia e della Francia, dichiara la guerra alla Germania. L'Italia si dichiara neutrale.
I tedeschi per assalire la Francia invadono il Belgio. Il popolo più operoso e più ricco d'Europa viene ridotto nella più lacrimevole miseria: le belle città belghe sono saccheggiate, incendiate, distrutte.
Il 1° settembre i tedeschi entrano a Reims, e la capitale francese viene trasferita da Parigi a Bordeaux.
Dall'8 al 12 settembre i francesi, che sicuri hanno potuto sguernire la frontiera italiana, si battono da leoni sulla Marna, arrestano l'avanzata nemica e salvano la Francia.
I russi combattono e vincono nel fronte orientale; sembra che il colosso russo debba definitivamente schiacciare la Germania; ma nel maggio 1915 le sorti su questo fronte volgono in favore dei tedeschi: la falange di Makensen sfonda le linee russe.
L'Italia va orientandosi verso l'intervento per la liberazione delle terre irredente. L'Austria ci offre allora una parte del Trentino in compenso della neutralità, ma le dimostrazioni per la guerra e contro l'Austria si ripetono quotidianamente in tutte le grandi città e anche nei centri minori. Cesare Battisti, socialista, e deputato di Trento, porta nelle città italiane il grido di Dante che «aspetta».
Il primo vero grido di guerra partì dal «fatale scoglio di Quarto» la mattina del 5 maggio, anniversario della partenza dei Mille. Il più grande poeta moderno, l'abruzzese Gabriele d'Annunzio lanciava quel grido che si ripercuoteva a Boma. Il giorno prima, il 4 maggio, era stato denunziato il trattato della triplice alleanza.
Il 24 maggio 1915 è dichiarata la guerra all'Austria come la IV guerra d'indipendenza.
25 maggio 1915. - Gli Italiani occupano Caporetto, Cormons, Cervignano.
27 maggio. - Sono Occupate Grado e Ala.
Il 9 giugno viene occupato Monfalcone, il 10 Gradisca, il 12 Piava.
L'8 novembre è espugnato il Col di Lana, il 20 novembre è espugnato in parte il S. Michele.
In questa prima fase della guerra italiana, Pietracamela perde i figli Luigi Cherubini, Amedeo Giardettiy Guglielmo Levante e Antonio Sabatini. Sono feriti Loreto Narducci su l'altipiano di Castelnuovo, Orazio Spina su Monte Cappuccio alla destra del S. Michele e Montauti Francesco a S. Martino. Mortalmente ferito alla testa il 21 ottobre 1915 fu messo fuori combattimento il povero Egisto Franchi, che poi tornò a morire in Pietracamela tra le braccia della madre.
Il 14 maggio 1916 gli austro-ungarici sferrano l'offensiva in grande stile — la spedizione punitiva — dal Pasubio alla Val Sugaua. sur un fronte di 40 chilometri, con una massa di circa 400 mila uomini e con una massa imponente d'artiglieria. Il secondo giorno dell'offensiva nemica, il 15 maggio, si presume sia caduto a Campomolon Matteo Giardetti. Il 19 maggio dovevamo ripiegare anche dalle seconde posizioni di Monte Toraro, Campomolon e Spitz e sull'altipiano ripiegavamo sulla linea Pau-Magnaboschi-Lemerle. Alla battaglia di Lemerle presero parte Manlio Bindi, Ciro Di Carlantanio, e furono feriti Giuseppe Carducci e Primo di Nardo.
La nostra controffensiva comincia, si può dire, lo stesso 19 maggio, ma ha il suo periodo più attivo dal 16 giugno per rioccupare le posizioni perdute. A Camporovere in un'avanzata ad occidente di Asiago cade colpito al petto Ciro Di Carlantonio. A Castel Gomberto, dove gli alpini e i fanti d'Italia, gridarono al nemico: «Di qua non si passa», fu ferito Luigi Conti, sul S. Michele è ferito Perfetti Leucio.
L'8 agosto gli italiani occupano il Sabotino, Podgora, Gorizia. La presa di Gorizia, la perla dell'Isonzo, segna una delle più belle vittorie delle armi italiane.
L'Isonzo, che nei secoli lontani era stato testimone di fìerissime lotte combattute dalle armi della Repubblica Veneta, contro l'Austria invadente, vide rinnovarsi sulle sue sponde insanguinate una serie di epiche battaglie. Gli italiani palmo a palmo conquistavano le vie di Trieste! E il Carso rossigno fu tinto del nostro sangue migliore.
Da Gorizia la nostra vittoria dilaga sul Carso oltre il Vallone (5-12 agosto 1916) e continua nell'autunno 1916. A Gorizia è ferito gravemente Perfetti Antonio.
Nel maggio 191? si riprende all'Isonzo la nostra vigorosa offensiva. Il 15 maggio da Tolmino al mare è tutto un fuoco infernale. Mai si era vista una così vasta e potente azione d'artiglieria. Noi conquistavamo il Vodice e il Monte Cucco e stringevamo da tre lati il massimo dell'Hermada.
Il 17 agosto sull'Hermada è ferito Giuseppe Di Biodato. Il bollettino del 25 agosto ci annunzia la presa del Monte Santo. La nostra offensiva si sferra vittoriosa sulla Bainsizza. Il 7 settembre è ferito Salvatore Di Feliciantonio.
Dopo tante vittorie sull'Isonzo, sul Carso e sugli Altipiani, ci aspettava il nebbioso ottobre 1917, ma Caporetto non fu una sconfitta, perché non fu una battaglia; fu un episodio sciagurato. Lo sfondamento in un punto solo determinò il crollo di tutto il resto del fronte, la ritirata generale, l'invasione della Patria (24 ottobre 1917). Fu una sventura indescrivibilmente grande: e indescrivibilmente grande fu l'animo con cui l'Italia seppe fronteggiarlo.
Il 10 novembre il nemico era definitivamente arrestato al Piave. Il 28 novembre a ponte di Piave cadde Costantino Bonaduce.
A Monte Fior, che è sacro quanto il Grappa che aspettava ancora la gloria, cade Armando Sivitilli il 17 novembre 1917. La lotta sugli altipiani continua ininterrotta, terribile per tutto novembre e dicembre.
Nel Natale la pressione nemica si fa più accanita, più violenta che mai e i nostri resistono ovunque. Dovunque si coprono di gloria i ragazzi del '99. Molti reparti erano esclusivamente formati di questi imberbi diciottenni; erano la primavera in grigio verde, e salvarono l'Italia.
L'esercito italiano, riuscito a ritirarsi in condizioni ancora vitali sulle nuove linee, aveva tuttavia subito perdite gravissime che si possono valutare a 10 000 morti, 30 000 feriti e 265 000 prigionieri, 3152 cannoni e 1732 bombarde.
Il nemico aveva potuto portare sul fronte italiano tutte le sue forze già impegnate sul fronte russo, perché nel settembre 1917 la Russia firma la pace separata con gl'imperi centrali. Però avevamo acquistato un altro alleato potente che ci aiutava con tutte le sue immense risorse se pure non ci poteva dare uomini. Il 7 aprile 1917 gli Stati Uniti d'America dichiararono la guerra alla Germania per le piraterie da questa commesse sui mari.
Alla metà di giugno 1918 si ritenta dal nemico una nuova offensiva in grande stile. Il 15 giugno 1918, dopo una preparazione di artiglieria eccezionalmente intensa per violenza di tiro e numero di bocche da fuoco, il nemico lanciava le sue fanterie all'attacco sugli altipiani, in Val Brenta e sul Grappa. In questo giorno su Col di Novanta cade valorosamente Nicola De Luca. La battaglia, che si attenua sui monti nei giorni successivi, si intensifica al Piave, oltrepassato in parecchi punti. Ma già il 18 giugno si poteva dire che le speranze del nemico erano deluse, i nostri passavano furiosamente alla controffensiva. Il 12 giugno al basso Piave è ferito Luca De Luca.
La Vittoria sorride all'Italia e si corona il 23 giugno con la ritirata del nemico dalle posizioni momentaneamente conquistate. Il nemico in questa azione, che l'Austria aveva dovuto intraprendere per ordine della Germania, perdeva 180 mila uomini. Un generale tedesco, dopo la vittoria finale affermava, che la guerra mondiale era stata vinta al Piave dall'Italia nel giugno 1918.
Nel luglio 1918 gli alleati americani, francesi, inglesi e italiani iniziano una poderosa offensiva, in Champagne, a Reims, a Cambray. È un'avanzata generale irresistibile. Il generalissimo francese Foch non dà tregua. La lotta continua dal luglio al settembre, riconquistandosi a palmo a palmo le regioni francesi e belghe invase.
Ben presto il blocco nemico doveva cominciare a sgretolarsi, e prima a ridursi all'impotenza fu la Bulgaria che firma l'armistizio il 29 settembre 1918.
L'offensiva alleata si intensifica sempre più dal Belgio alla Mosa. Gli italiani in Francia avanzano oltre il celebre Chamin des Dames. Bai 15 luglio al 30 settembre gli alleati fanno 254 mila prigionieri e catturano 3699 cannoni.
La Serbia viene liberata; il 14 ottobre era ripresa Nisc a 275 chilometri da Belgrado.
Il 24 ottobre, anniversario dell'infausta giornata di Caporetto, anche nel nostro fronte si sferra vigorosa l'offensiva. La battaglia si inizia terribile, accanita, sanguinosa sul Grappa. Sul monte Asolone alla sinistra di Cima Grappa era stato ferito il 10 settembre Giuseppe Medori.
Il 30 ottobre l'avversario manteneva ancora intatta la resistenza dallo Stelvio all'Astico, vacillava nell'altipiano di Asiago, era in rotta nel rimanente della fronte. Il monte Mosciagh, il Longara, il Baldo, le Melette di Gallio, il monte Spitz venivano riconquistati vincendo la strenua resistenza nemica.
Era la fine! Il bollettino del 3 novembre annunciava:
«Le nostre truppe hanno occupato Trento e sono sbarcate a Trieste.
«Il tricolore sventola sul castello del Buon Consiglio e sulla torre di S. Giusto».
Un ricordo personale serva di commento: Io facevo servizio in un ospedale, avevo il mio reparto zeppo di feriti. Il bollettino suddetto uscì alle ore 19; noi ne avemmo comunicazione verso la mezzanotte. Io non potetti resistere dal non darne l'annunzio ai miei feriti e però andai al reparto a quell'ora.
Molti dormivano, molti gemevano nei loro tettucci candidi.
— Sveglia!... Sveglia, ragazzi!... Trento e Trieste sono italiane!...
Non si udì più un lamento; silenzio come per riconoscere la realtà dal sogno; poi un grido:
Viva l'Italia!
Un austriaco, che provvisoriamente era stato messo al mio reparto perché aveva le frattura della colonna vertebrale, gridò pure:
— Bravi Taliani! Viva Pace!. ..
L'Austria capitolava all'Italia! Il 4 novembre alle ore 15 furono sospese le ostilità. Ecco il bollettino della Vittoria:
«COMANDO SUPREMO (4 novembre 1918):
«La guerra contro l'Austria-Ungheria, che, sotto l'alta guida di 8. M. il Re Duce Supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabili e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
«La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una czeco-slovacca e un reggimento americano contro 73 divisioni austro-ungariche, è finita.
«L'esercito austro-ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita reti sistenza dei primi giorni di lotta e nell'inseguimento; ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini ed i depositi; ha lasciato finora nelle nostre mani circa 300 000 prigionieri con interi stati maggiori e non meno di 5000 cannoni.
«I resti di quello, che fu uno dei più potenti eserciti del mondo, risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza» — Diaz.
Da calcoli successivi si apprende che dal 24 ottobre al 4 novembre noi avevamo catturato 425000 prigionieri e 6818 cannoni.
Dopo la nostra vittoria travolgente tutto il blocco tedesco si infrangeva. Il 30 ottobre capitolava la Turchia.
La superba Germania doveva pur essa inchinarsi alla Francia, capitolava l'11 novembre 1918.
|