DE LUCA NICOLA fu Francesco, caporal maggiore nel 22° Regg. Artiglieria da campagna, 5a Batteria.
Nacque il 22 novembre 1892. Fu arruolato nel glorioso 22° Artiglieria da campagna a Palermo. Dall'isola lontana in un maggio tepido e fiorito i baldi artiglieri mossero alla guerra carichi di speranze e di allori. Compagno d'armi del De Luca era mio fratello Giovanni, che col glorioso 22° fece tutta la campagna.
Attesero tre mesi dietro la linea del fuoco, temprando gli spiriti e i corpi (maggio-agosto 1915), finché sul declinare dell'agosto scoccò anche per loro il segno di lotta. Da allora gli assalti, rinnovanti! sul rossigno Carso, li seppero indomiti e instancabili.
Vi è un ricordo bellissimo del De Luca scritto sul Monte Sei Busi il 12 dicembre 1915, dove descrive con semplicità e naturalezza un attacco nemico:
«La notte dell'11 la passai tranquillamente e appena fu giorno mi affacciai dalla trincea: il tempo dopo otto giorni di nebbia si era fatto limpido e il sole spuntava in un cielo terso. Alle otto qualche colpo nemico arrivò nella nostra zona, ma senza nessun risultato; alle dieci ricominciò con granate da 149 uccidendo al primo colpo cinque uomini e ferendone quattro. Ci nascondemmo nei piccoli ricoveri fatti da noi. Una granata arrivò nella direzione della nostra batteria, rompendo una cassa che conteneva munizioni di shrapnell, e scoppiando a due metri dal ricovero del secondo pezzo: ricoprì il passaggio del ricovero di sassi che i serventi dovettero rimuovere con le mani per uscirne. Vennero a ricoverarsi nella piccola trincea che avevo fatto io telefonista e due portaferiti per dormire. Dopo pochi minuti ci affacciammo, e vedemmo che il secondo pezzo era incendiato e perciò serviva di bersaglio al nemico. Alle sette di sera finalmente ci venne l'ordine di aprire il fuoco: con tre pezzi soli in pochi minuti sparammo 407 colpi. Il primo pezzo fu pure colpito e così ci riducemmo con due cannoni soli, sempre bersagliati dal nemico per tutta la notte. Nella mia piccola trincea eravamo in dodici, uno sopra l'altro, riscaldandoci con i nostri corpi, eppure dormimmo».
Il glorioso 22° si distinse ancora a Monfalcone (15-17 maggio 1916) e a Selz, Doberdò, Debeli, Crhi-Hrib, Ronchi, Iamiano, Selo.
Poi venne l'ora dell'agonia (24 ottobre 1917).
Il 22° si ritirò la notte del 27 ottobre tra il rosseggiare degli incendi e il rovinare delle opere e delle sorti. In tale occasione il De Luca si meritò l'encomio solenne.
Dal Carso al Piave! Nel marzo del '18 il Reggimento era a guardia del sacro fiume sul Montello. Nell'aprile passò sull'altipiano dei Sette Comuni. Conobbi allora anch'io il glorioso Reggimento che era vicino al mio bel 10° Fanteria della Brigata Regina. Chi può insegnarmi a descrivere l'incontro con mio fratello Giovanni? Non vidi Nicola che era alla 5a batteria su Montagna Nuova, mio fratello era alla 6a batteria: lo trovai intento a preparare una ghirlanda di fiori campestri per un ufficiale morto da eroe. Non avevano paura della morte quei ragazzi!
Nel giugno '18 il Reggimento ricevette con letizia la tempesta di ferro e di fuoco e non piegò (15-17 giugno 1918), poi la restituì con furore raddoppiato al nemico (26-30 giugno); e la prova era fatta, la purificazione raggiunta, la vendetta compiuta. Il caporal maggiore De Luca Nicola cadde nel primo giorno dell'offensiva nemica su Col di Novanta il 15 giugno 1918.
Sul petto della madre dolorosa brillò la medaglia d'argento al valore, data con la seguente motivazione: «Capo telefonista in una batteria violentemente controbattuta, sprezzante il pericolo, riparava più volte le linee interrotte».
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