Un artigliere borbonico, a nome Antonio Napolitano, nel 12 marzo, dominato forse dal carattere, ora insolente, ed ora spiritoso, ch'è distintivo del nostro popolo meridionale, da una località scoverta e molto esposta, e propriamente sopra il Convento dei Cappuccini dalla Città, quasi volesse lanciare una sfida ai nostri Bersaglieri, che si trovavano di fronte, nella selva Sebastiani, con atti di scherno e mostrando una moneta, verso di loro, gridava a squarciagola nel suo dialetto: cinque rana a chi mi coglie. Ma un bravo bersagliere, al quale piacevano più i fatti, che le parole, mal sopportando quelle bravazzate, puntò la canna del suo fucile contro lo spavaldo Napolitano; il colpo partì e con mirabile precisione, presolo in pieno petto, lo fece cadere morto. — Peccato, che quel disgraziato non potette premiare, come desiderava, il bel colpo del bersagliere, il quale, al contrario, gli fece non solo la grazia di togliergli il bello spirito di scherzare di fronte alle palle, ma anche la vita.
Per quanto i disagi e le sofferenze di ogni specie da circa quattro mesi tormentassero le nostre truppe, pure desse si mostravano sempre ardimentose, piene di vigore e pronte sempre, non solo ad affrontare privazioni e pericoli, ma a festeggiare le date patriottiche e nazionali. Fu perciò che ricorrendo il 14 marzo la nascita del nostro gran Re e Padre della Patria Vittorio Emanuele, si pensò di festeggiare questa ricorrenza con ogni possibile solennità. Si ordinò infatti vestirsi la grande tenuta, darsi il soprassoldo alla truppa e permettersi ogni sorta di divertimenti che non potessero però procurare danno ad alcun ramo di servizio. — In Ponzano poi la solennità, per opera e volere del Maggiore Finazzi, assunse un carattere ancora più spiccato. Difatti oltre alle comuni e generali disposizioni, nella Chiesa Parrocchiale fu, dal Venerando, liberale e dotto Parroco D. Gaetano Sulpizii, cantato un solenne Te Deum, al quale assistettero tutti gli Uffiziali e la truppa disponibile, in forma Ufficiale. Il Maggiore Finazzi regalò al Parroco 24 ceri perché in quella circostanza l'altare maggiore della Chiesa fosse splendidamente illuminata. La sera in molti punti del Campo si accesero dei fuochi, e sulla vetta della Collina di Borrano fu incendiato un brillante fuoco artificiale, preparato e diretto dal Sacerdote D. Ottavio Lucidi.
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