Veniva anche il “Corriere Mercantile” di Genova, dove spesso non si trovavano che notizie commerciali. Ebbene era desiderato, graditissimo anch'esso, perché veniva da un paese libero e bastava per conforto e sostegno alle speranze di un popolo che sentiva avvicinarsi la redenzione. Non vi era telegrafo, ma giorno per giorno noi eravamo informati dell'andamento della malattia che aprì la tomba a Ferdinando II. (5)
Come avvenisse è un mistero, ma era necessario che il mistero vi fosse perché le notizie non mancassero.
E le notizie incalzavano, e con esse il fermento. Nella piazza piccola di Teramo era un salone del barbiere Ottavio Sardella, (6) un giovane a modo, di spiriti liberi e di carattere serio: — egli aveva fatto il suo tirocinio di mestiere a Napoli, dove, tornando nel paese nativo, aveva lasciato conoscenze ed amici che pensavano come lui. Questo salone divenne presto il ritrovo dei giovani liberali della città, dove si cospirava — per ironia di cose — sotto gli occhi della polizia, perché proprio di fronte ad esso era un posto di guardia in cui risiedevano gendarmi e agenti che il pubblico denominava feroci; e mai nome rispose meglio alla cosa!
Lo scoppio della guerra contro l'Austria aveva rialzato ed eccitato gli animi. Da Teramo partirono per arruolarsi nell'esercito piemontese parecchi giovani; — rammento tra essi il mio amico carissimo Giovanni De Benedictis. (7) Le gloriose vittorie della causa dell'indipendenza parvero intiepidire lo zelo delle persecuzioni borboniche per qualche mese: circolavano con una certa libertà i ritratti di Vittorio Emanuele, di Napoleone III, di Cavour e di Garibaldi; ma quando le armi vittoriose si arrestarono a Villafranca, i rigori, le angherie ripresero e più forte. Rammento l'arresto di Settimio Costantini, (8) che fu poi due volte Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Studiosissimo com'egli era, e mentre una notte s'indugiava — il che gli accadeva spesso — sui classici greci, si picchia al portone della sua casa e poi all'uscio della camera; — un commissario di polizia lo invita a seguirlo e l'accompagna alle carceri.
* * *
(5)
Ferdinando Carlo Maria di Borbone morì il 22 maggio 1859. Gli successe il figlio Francesco II.
(6)
Ottavio Sardella (1831-1905) fu Tenente del battaglione teramano della Guardia Nazionale e Presidente della
Società Operaia Teramana. Morì a Terni.
(7)
Giovanni De Benedictis (1839-1905), patriota ed insegnante, si arruolò volontario appena ventenne. Fu capitano
della milizia mobile nazionale per la repressione del brigantaggio; volontario garibaldino nel 1867 a Montelibretti.
Nella vita civile insegnò per oltre 30 anni nelle scuole superiori teramane.
(8)
Settimio Costantini (1839-1899) Appartenente ad una delle famiglie teramane che maggiormente contribuì alla
causa patriottica, partecipò alla repressione del brigantaggio. Insegnante nel liceo classico fino al 1874, si diede
anche alla carriera politica, e fu nominato sindaco di Teramo nel 1868. Fu anche presidente del Consiglio
Provinciale. Come deputato, nel governo Cairoli fu segretario generale del ministero della pubblica istruzione
(1881) , e successivamente sottosegretario dello stesso ministero durante il governo Crispi (1891).
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