«Dove sono i napoletani, dove sono?» chiedevano allegramente: e noi rispondevamo: «lassù, lassù», indicando la montagna che si profila nello sfondo sull'orizzonte.
Il colonnello Materazzo tornò — credo — al quartier generale del Re; noi a Rionero per ripartire l'indomani 20 ottobre con l'intero battaglione alla retroguardia del corpo d'armata del generale Cialdini...
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Il colonnello Mariotti nella sua bella Epoca italiana del 1860 accenna ad una voce sinistra corsa in quel tempo. Si diceva che sulla via degli Abruzzi un corpo di garibaldini, di repubblicani doveva contendere il passo alle truppe piemontesi che avanzavano verso Napoli. L'egregio scrittore spiega la voce narrando il caso alquando oscuro di alcune compagnie garibaldine tratte, pare dolosamente, nella provincia di Campobasso per reprimere i reazionarii che la infestavano da un tal Pallotta che poi scomparve, non si sa come e perché, nel momento dell'azione che si risolvette in uno scacco di quei volontari condotti dall'eroico colonnello Nullo. Ma la sciocca voce poteva riferirsi anche, e forse più al battaglione dei Cacciatori del Gran Sasso il quale operava propriamente sulla strada diretta che dovevano attraversare quelle truppe e indubbiamente con la sua presenza era riuscito fino all'arrivo di queste a trattenere la ciurmaglia reazionaria che faceva capo a Isernia.
Ricordo infatti che anche di questo battaglione fu scioccamente in quei giorni fatta sospettare la fede politica. Pur troppo le competizioni, le rivalità le gelosie non tacquero tra partiti liberali nemmeno quando uno e comune era lo scopo: costituire la patria libera, grande in unità di nazione. Mentre là in Sicilia Garibaldi trionfava a ogni passo, nel continente meridionale sorgevano il Comitato dell'ordine e il Comitato d'azione, l'uno contrapposto all'altro. Sorgevano dappertutto, sorsero anche a Teramo. Il nostro Comitato d'azione, era composto di elementi rivoluzionari, di uomini che avevano temperato e provato il loro patriottismo nell'esiglio, nel carcere, sulle barricate. Amici della patria e di libertà aveva certo anche il Comitato dell'ordine, ma gente quieta, esitante, temporeggiatrice quando era ora di agire con risolutezza e rapidità. Basti notare che questi valentuomini, anche quando per le nostre vie, risuonava il grido di morte al Borbone! (ancora presente e potente a Napoli) e di Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia! (che si accingeva a passare per gli Abruzzi)... credevano ancora possibile l'alleanza del Piemonte col rimanente Regno delle Due Sicilie.... e aspettavano il risultato della missione mandata da Francesco Due a Torino! Coscenze timorate, immaginavano di servire la causa dell'ordine, mentre Vittorio Emanuele s'era messo a capo della rivoluzione per assicurarne il trionfo e Cavour eccitava le Provincie meridionali a insorge[re] innanzi che Garibaldi giungesse a Napoli!....
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