Non è compito perciò di questo libro tornare sullo stesso argomento per ripetere quanto già si è detto e che, in gran parte, venne attinto dalla viva voce di Braga e dalle sue Memorie autobiografiche. Queste memorie, senza alcun ordine determinato, raccolte in parecchi volumi, con ogni cura si conservano dal nipote ed erede di lui, Gaetano Braga: esse son passate per le mani di parecchi, con lo scopo di renderle di pubblica ragione, e portano ancora le tracce di alcune correzioni grammaticali e linguistiche, le quali, se aggiungono pregio letterario, tolgono allo scritto quella freschezza, quella naturalezza e spontaneità, quello speciale sapore artistico, che le rendono tanto gradite a chi legge.
Ma la pubblicazione per varie ragioni non ebbe mai luogo, e forse fu un bene, perché l'insigne musicista Giuliese aveva raccontato, quasi giorno per giorno, i casi della sua vita agitata ed avventurosa, secondo le impressioni del momento; ma il suo racconto, i suoi giudizi intorno ad uomini ed avvenimenti del suo tempo, i casi che potevano interessare solo la sua famiglia e non altri, e perciò non destinati alla pubblicità, portano la impronta del suo cuore e dell'animo suo buono, onesto, entusiasta di ogni cosa bella, innamorato della sua famiglia, adoratore della mamma sua, ma nel tempo stesso del suo carattere bizzarro, originale, impulsivo, vivacissimo, facilmente mutevole, e perciò non sempre sicuro giudice di sé, de' suoi e di coloro in mezzo a' quali visse.
Ora, scegliere tra queste memorie gli episodi più caratteristici ed importanti, sia a meglio comprendere la vita dell'artista, sia a lumeggiare gli uomini ed i tempi in cui ebbe a svolgere la sua multiforme attività; illustrare, chiarire, collegare fra loro questi episodi, con sobrie notizie, ma fare in modo, nel tempo stesso, di lasciare sempre o quasi la parola a chi scrive, è il compito che si propone con questo libro un vero amico, che intimamente conobbe Gaetano Braga, molto lo stimò ed amò e gli fu compagno carissimo sino all'ultimo giorno della vita. Braga visse in un tempo in cui gravi avvenimenti turbarono l'Europa; ancora giovanissimo e di spiriti liberali ed ardenti, poté assistere e prendere parte, con un gruppo di giovani capitanati da Domenico Morelli, alle famose giornate del Maggio 1848 in Napoli, vedere la sospirata unità d'Italia nel 1860, trovarsi a Parigi, spettatore ed attore non inoperoso, mentre Napoleone III e l'Imperatrice Eugenia avevano circondato di tanta magnificenza e di tanto splendore il 2° impero, e colà stringersi in amicizia con gli uomini più insigni nella politica, nelle lettere, nelle arti. Ecco perché il racconto, scritto con forma semplice, piana, scorrevole, ma spesso scintillante e piena di verve, potrà anche oggi interessare, e certo tornerà gradito a coloro, che ancora vivono e si confortano nelle memorie del passato e si gloriano degli uomini, che illustrarono con la vita, col carattere, con le opere la Regione Abruzzese.
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