Cortese preopinante, diteci, non vi sentite commosso a sì toccante descrizione delle vostre beatitudini avvenire? Vi pare? Baciare le corolle dei fiori, scherzare con le erbette, salire con le bufere su vaste plaghe nei cieli! Eppure queste volate pseudo pindariche si ha il coraggio di scriverle.
Ma il fuoco, o fantastici visionarii, non ha in questo punto, altra potenza che quella di bruciare, distruggere, e, quanto barbaramente!
Anni sono «La Scena Illustrata» di Firenze, pubblicò nel giorno dei morti la famosa pagina funeraria, un'eccentricità veramente d'occasione e profondamente sensazionista, che tanto rumore levò nel pubblico, sì per la bizzarria della trovata e per la cooperazione dei più eletti ingegni italiani e stranieri. Anche Vittorio Bersezio cui dal direttore del detto giornale, fu proposto lo strano tema: «Cremato o sotterrato?» espresse la sua opinione ed esternò i suoi desideri colla seguente lettera:
«Carissimo Pollazzi,
Per me, morto che io sia, non mi importa nulla di quel che si faccia del mio corpo e del come gli elementi che lo compongono ritornino al gran serbatoio comune. Pei miei cari preferisco il sotterramento. Provo ripugnanza a distruggerli io stesso col fuoco: mi pare un collaborare alla morte che me li ruba. Credo che sopra un'urna dove fossero poche ceneri non potrei piangere e pregare come sulla fossa in cui so che si conserva il corpo del caro perduto.
Cordiali saluti
Vittorio Bersezio»
Ed il chiarissimo Baccelli, ex ministro della P. I., un giorno parlando della cremazione così si esprimeva: «Io son d'opinione che a tal vista nessuno si convertirebbe all'abbruciamento, sebbene non manchi chi ad arte e passando sotto silenzio tali orrori, considerando la cosa già bella e compiuta, asserisca il contrario!» E Felice Cavallotti, un mese prima della sua tragica fine, secondo riferisce il «Messaggero» di Roma, così diceva: «Comprendo che la cremazione è un portato dell'igiene ed è in certa guisa anche poetico, perché salva dalla corruzione; l'ho pensato più volte, eppure in questo sarò retrogrado ma a me urta e ripugna.» Lo meditino bene questo pensiero del Cavallotti i moderni cremazionisti, perché esso non è di un uomo da nulla, non è neanche di un sacerdote, ma sibbene di un miscredente. E quanti si recano a Dagnente, paese e dimora del gran lottatore politico, li conduceva al cimitero. E forse là parlava ad essi della bellezza poetica del forno crematorio? No! Egli mostrava loro l'angolo dove voleva essere collocato; in quieto riposo tramezzo ai fiori ed alle erbe!..... E perciò l'esecutore testamentario Boselli, ed il tutore del figlio, avv. Dante Conti, non aderirono punto a cremare le sue mortali spoglie. Anche il defunto Pietro Sbarbaro, era contro la cremazione. Infatti lo sanno quei signori che volevano la combustione dei resti mortali di Giuseppe Garibaldi, come furono dallo Sbarbaro trattati e come furono i loro ragionamenti ribaditi dalla sua penna avvelenata in Regina o Repubblica.
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