ALLA MIA FIGLIUOLA ROSINA
È un triste dono la vita quando si sopravvive a tutte le cose che si sono amate. (Nel regno delle Chimere, racconto di CORDELIA).
Mia dilettissima I
A te, che, come dedicava già il Bonghi a sua figlia, « sei il fiore della mia vita » <-I-) pur troppo ora cosparsa di triboli e di lagrime, a te, che ne sei il doloroso e pur dolce legame con la morte, che sì immaturamente a me ne rapì il conforto e a te la guida, consacro questo scritto. E ciò tanto più a te s'avviene, in quanto esso è frutto di quel lavoro, a cui con maggiore intensità, a sollievo della grande sventura, io mi son dato. Il lavoro qui dunque s intreccia ali' amore e al dolore, ed è naturale che io ne dedichi il risultato a te, che nella mia travagliata vita sì forte rappresenti questi due sommi sensi.
Tu dèi sapere che gli studii, la più squisita e la più nobile delle fatiche, sono stati sempre il rifugio dei dolenti. Gli esempii abbondano e te li potrei qui annoverare; ma dei molti e varii ti accennerò soltanto alcuno al caso mio più acconcio. Così I' illustre architetto Mella chiese ai viaggi e agli scritti artistici
(i) BONGHI, Horae subsecìvaej Dedica, Roma, 1883.