S. Maria aprutiensis
il Cattaneo, (l) « si abbandonarono di gran cuore, beati « di potere spesso raggiungere quelle così aggrovi-« gliate complicazioni che forzano 1' occhio del riguar-« dante a seguirne con curiosità i capricciosi meandri, « quanto fanno impazzire chi si ponga a ricopiarli ». E difatti la sovrabbondanza di siffatte trecce, nei pochi superstiti frammenti della nostra S. Maria aprutiensis, notevolissima perché trovasi in tanta scarsezza di frammenti, ci fa necessariamente pensare che, almeno, questa seconda serie si appartenga al periodo italo—bizantino. E così, se il nostro ragionare non falla, devesi riconoscere in questi frammenti due epoche e due stili : il secolo vili con la maniera barbaro—bizantina e i secoli ix e x con quella italo—bizantina ; e tutto ciò, s' intende, se non con quella sicurezza, che sarebbe desiderabile e a cui abbiamo accennato nel principio del paragrafo, con quella probabilità, almeno, che maggiore abbiamo saputo ottenere.
i 7. Terminata così la descrizione del terzo edifizio, è tempo ora di passare al quarto. Esso è la chiesina, già detta di S. Getulio ed ora di S. Anna de' Pom-petti, che, mezzo rincalzata fino ai nostri giorni, abbiamo ora noi messo allo scoverto sino all'antico piano. Questa, che già credevasi la parte superstite di una antica unica cattedrale, deve invece considerarsi quale una rinnovazione della medesima, sia pur parziale ed innestata ad essa, come dianzi (§ 15) abbiamo dimo-
(i) CATTANEO, op. cit., p. 141.