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S. Maria aprutiensis
poco prima del medesimo. Ma non basta: un altro argomento dello stesso genere edilizio è nello stato delle colonne di marmo greco venato, le quali, se è vero ciò che scrivemmo più indietro, appartennero alla chiesa dell'vrii secolo (§ 15); esse, nelle loro grandi rotture longitudinali e specialmente nello sgretolamento calcinoso dei corinzi e pur marmorei capitelli,(l) mostrano chiaramente il patito incendio. Vero si è che se esse appartengono, non al tempio romanico, della cui prima epoca noi qui parliamo, ma alla chiesa bizantina del secolai vili, edificata certo con anteriori elementi romani, ben potrebbero portar le tracce della prima distruzione d' Interamnia nel vi secolo. Eppure ciò a noi sembra, del tutto inverosimile per le due seguenti ragioni: prima, perché all'attento osservatore appare chiaro che le fiamme dell' incendio hanno lambito le colonne e i capitelli più di tutto nella loro parte anteriore e in moxlo che ognuno vede subito che il fuoco le ha colpite nel luogo stesso ove oggi si trovano, giacché altrimenti non vi si scorgerebbero quell'eguaglianza e quella continuità di corrosioni, che saltano agli occhi di ogni riguardante. In secondo luogo, noi abbiamo altrove(2) dimostrato, mercé l'accurato esame del modo onde andò distrutta Interamnia nel secolo vi, che il
(1) In seguito alla nostra osservazione oculare, con quella di un chimica, le prove del fuoco ci sono apparse evidenti nelle parti più sporgenti d
(2) FR. SAVINI, Unatfomus privata romana, ecc. Teramo, 1893, § 19.