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cielo da Silio Italico, per aver somministrato soccorso alla Repubblica Romana nella seconda guerra Punica (i). — Ed oh ! Aveja, sede uu dì di eserciti , campo d'illustri guerre , ora non esisti che nelle pagine della storia. Il sontuoso tempio di Diana , quelli sacrati àllé altre Divinità, ora son ruderi polverosi e macerie ; si ode il tristo canto dei gufi e delle civette , donde uscivano un di gli Oracoli ed i Responsi de9 falsi numi ! Vantava ufl teatro che accoglieva le insanguinate turbe reduci dalla battaglia ; ed un Foro, ove radunati i popoli Vestini discutevano i bisogui della patria , e i patti segnati, e le giurate fedi, e la guerra e la pace : ed ora tutto è morte , il silenzio delle tombe regna tra que'ruderi e le infrante .colonne. Però ne'dintorni di Aveja è a vedersi oggi quel monte spaventevole , ove fu precipitato un martire cristiano , il Levita S. Massimo , e ciò nel tempo di Decio , allora quando bollia l'ira dei pagani contro i fedeli in Gesù Cristo. Vi si ammira ancora uo semidiruto Ca-
(1) In simil guisa Silio Italico pattò di Aveja nel Lib. VII. verso 517.
» Haud ilio levior belli» Vestina juventus
» Agmina densa vii venata dura ferarum ,
» Quae Fiscelle, tuas arces , Pinnamque virente» ,
» Pascuaque haud tarde redeunlia tondet Avellae.
Il Cluverio poi , e Niccolò Heinsio corressero il su lodato testo e di Avellae, fecero Avejae , o Aviae. E a dire ancora , che a Silio Italico fa eco T. Livio allorché ci fè sapere 9 che gli abitanti di Amiterno unitamente ad altri delle terre vicine , diedero spontaneamente ajuto a L. Scipione voleudo passare in Africa.
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