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Citili fiorenti uc'tempi dell'antichissima civiltà italiana accolsero i Pètasgi popoli d'Àreadia che, giusta l'oracolo di Dodotta (i) , givano iu trac-
possedevano in lem pi remoli Pagro di Rieti, e clie perciò stanziavano ancor es
(1) I Pelasgi , conforme a quanto ci iè sapere Dionigi di Alicarnasso ( Lib. I. p. 33. ) , non avendo propria e ferma abitazione in Grecia ed errando vagabondi e raminghi , invocarono l'oracolo d'Apollo alla quercia Dodont-a ed ottennero risposta : Pergìte queerentes Sicu-innati Saturniam Terram, atque Aborigenum Cotylatn ubi Insula y ehi tur, qui bus permijrti Decimai Phoebo mùtile , et capita Jovi, et ejus Patri minile v rum. Per lui medesimo sappiamo ancora che quei versi furouo scoi* piti in un Tripode , ossia sedia di fèrro a tré piedi e forata nel mezzo , in cui salivano le Sibille e Sacerdotesse a vaticinare; aggiungendo che Lucio Mummio l'ebbe veduta nel tempio di Giove Statore. Qui poi non farà certamente inutile il rifer re , come 1' eruditissimo Cesare Cantù ( Stor. Univ. Rac Ep. 1. ) si le a descrivere questo famoso Oracolo : » 11 più aulico oracolo , egli » d ee, unico di cui I' iliade tàccia menzione , è quello » di Dod- na. Narravasi che due colombe , preso il volo » da Tebe d'Fgitlo , venissero una a Dodoua , l'altra » nella Libia , e con voce umana ordinassero di fondarvi » un oracolo. A Dodoua rispondevano le quercie e gli , » elementi: la sacerdotessa interpretava il mormorio d'una » fontana scorrerne a pie d' una quercia : o , sospesi vasi » di rame presso una figura dell' eguale metallo spenzoli lata ami ressa e avente in mano uno stabile di corde » metalliche, secondo che il vento le faceva sonare, pre-» dicevasi I' avvenire. Chi interrogava Trofonio , doveva » purificarsi ; ed esaminale le viscere, se il volo era proli pizio, di notte ineuavasi il consultante al fiume Erciuo , M.ove due fanciulli l'ungevano, poi, condottolo alla sor-» gente del fiume, gli davano a bere I' acqua di Lete e » di Mucuiosiiie , dell'obblio e della ricordanza; e dopo