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Romani presero da9 nostri Equicoli ; fe . lapidi e medaglie die rammentano ne' fasti della gloria e ne' monumenti d'incalcolabile vetustà le più •luminose imprese di valore, ed i più arditi sforzi del genio delle arti (i); le molte Statue , gl'Idoli, i Sarcofagi , i Mausolei....... ecco
tutto quello che ci parla della grandezza de' nostri avi. — Colui che s'asside di rincontro a que9 famosi avanzi per bere il dolce assenzio della mestizia , e li interroga , ne trae argomento per isvelare la vita morale de' secoli che passarono, ed un torrente di affetti lo invade; alletti cari al filosofo che li piange perduti , indifferenti al grande che li profana e mentisce , ed ignoti al volgo che nulla sa e nulla intende.
Ben è vero che la mente dell' uomo va .sempre iu cerca del grande e del maraviglioso , di rado si ferola su piccioli monumenti che rimangono pressoché inosservati ; ma ove grandi memorie vadana a questi congiunte , è pur dolce cosa discorrere su di essi col peusiero, e riandare gli avvenimenti de'secoli che più non sono. Se dunque egli è così , come uon ci à pure
(i) Per non nominare le infinite lapidi e medaglie che ti sono rinvenute nelle nostre circostanze , mi fermo a dire che in Amiterno (e ne sono raccontatori il Mazzetta e Pico Fonticolano ) si trovò un marmo iti cui era •colpito il trionfo de9 Sanniti, allorché 1' esercito Romano lece queir ignominioso passaggio alle Forche Caudine. Nella stessa Amiterno , tra le altre molte y si rinvenne una medaglia di argento rappresentante Tarpeja che muore sotto gli scudi per le mani de' Sabini, e vi è scritto — L. TI TV HI — da cui si rileva 9 come di sopra cen-namino di altra moneta , che derivasse in Roma la lami-glia Tituria.
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