— ?4o — CAPITOLO XII*
pàkoramà artistico.
Gli artisli vanno sdamando che 1' arte decade ogni dì dalla sua altezza , che i suoi cultori son poco pregiati o derisi , che i tempi di Raffaello e di Michelangelo sparirono. Sì... ben vi oppouesle ; ed a me duole assai nel convenire , essere spenlo il sole avvivatole di questa classica terra ! — L'Italia ha cessato di dare a'suoi figli i' ingegno svegliato e'1 cuore clic sente ! Ma quali sono di questo deperimento le cagioni? La mollezza e l'amore di novità. Infatti oggi quasi tutti a .mani piene amaiio profondere tesori per arricchire Sirene e Giullari , senza spendere un soldo onde premiare le opere dell' ingegno. — Aggiungi la brutta smania del volere in tutto imitare lo straniero, che mentre ne ridona deformato e travolto ciò che ha di bello e di sublime tolto a noi stessi , ci da del suo un gusto smodato per le passaggiere frivolezze ; che mai non avrebbero dovuto allignare nella patria di Michelangelo :
»......di colui che nuovo Olimpo
a> Alzò io Roma a'celesti.......
( Ugo Foscolo )
Fu pure lo straniero che insegnò agi' Italiani di por giù la bella costumanza di far dipingere con istorie lo interno delle case , di abbellirle con statue e basso-rilievi. E così la pittura e la scoltura , direi quasi, stanno per celarsi nella notte dell' oblìo. Pur tuttavia a ridestarci da questo
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