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L'Archeologo nell'Abruzzo Ulteriore Secondo

Angelo Signorini
Tipografia Grossi Aquila, 1848, pagine 253

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lungi ancora dal descrivere i quattro bastioni e le piazze con le bocche eloquenti de' suoi cannonai , e perchè tanto «'impianta sotterra quanto torreggia al di sopra , vi si numerano moltiplici terranei forniti di raolini, di acqua , di muui«-zione immenso altare di morte; e jvoi cortine,
   baluardi, mine, contromine...........
   Conforme all' indole di queste carte. dirò che e a vedersi principalmente la porta d'ingresso di bianca pietra calcarea fina , la quale forma una novella pagina nelle belle arti di scoltura del nostro paese , per essere appunto lavorìo di Salvato Aquilano ; tranne lo stemma pregevolissimo di Carlo V che si attribuisce a Pietro di Stefano.
   Dovrebbe pure farsi menzione del così detto Torrione di Castello , e in uno del magnifico acquedotto che da tre miglia di distanza conduce le acque iu Àquila , le distribuisce nelle sue piazze ed in qualsivoglia punto della città medesima ; ma io rimettendo a9 Fisici una simile dilucidazione ( siccome quelli che in simili btll'o-pere idrauliche amano versare le loro filosofiche dimostrazioni ) solo mi limito a dire , che questo acquedotto , veramente opera ammiranda , fu costruito in Aquila fin dal i3o4 dall'architetto Frate Giovanni dell'ordine di S. Francesco; nel mentre era Capitano .della città il zelantissimo Guelfo da Lucca,
   Bella ancora e la Riviera , la quale in .memoria dei novanta nove castelli che concorsero alla fondazione di Aquila , da .novantanove bocche versa perennemente limpida e pura acqua ; che prende origine da' uostri monti settentrionali e per sotterranei meati vi si conduce. Simili cannelle poi veggonsi raccomandale a tre marmorei
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