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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   scudi, per vaghezza ed eccellenza di hvorio, per le figure a rilievo che vi erano scolpite fu reputata di gran lunga superiore alla prima. Nella parte anteriore dell'arca si vedevano, fra tre intercolunni, la Vergine col Bambino in braccio, S. Francesco e S. Bernardino; nel lato posteriore, gli altri tre protettori della Città: il Massonio nel raro libro che scrisse «Vita di S. Berardino», ed il Waddingo ci lasciarono ricordo delle epigrafi che vi si trovavano. Nel fronte si leggeva:
   In Dei nomine ob vitae mortisque Admirationem tuam Dive Bernardine Salutare urbi Aquilae ..
   Hoc te sepulchri munere donamus.
   ed in un lato, accanto alla immagine di S. Bernardino, erano scolpite le seguenti parole:
   Urnam hanc quae Divi Bernardini corpus continet Bartholombus Romanelli Aquilanus una cum filiis suis Sola Religione a Vulcano atque Ciclopibus differentes Effinxit atque delineavit. Anno Domini MDL.
   L'arca era sostenuta da otto piedi di leoni, ed il coperchio, con grande eleganza e maestria scolpito a cesello, veniva sormontato dallo stemma della Città—Un'Aquila con leali aperte—e dal monogramma di S. Bernardino. Di cosi insigne capolavoro, dovuto all'ingegno di Bartolomeo Romanelli e de'figliuoli di lui, oggi non resta clic solamente l'Aquila, perchè il tutto venne sacrilegamente rubato nella triste congiuntura del 1799, come già si è detto.
   De' figliuoli di Bartolomeo, il più famoso fu Gaspare, che non solo aiutò efficacemente il padre ne' lavori a cesello nell'arca di S. Bernardino, ma condusse altresi non poche opere pregiatissime, che lo resero famoso in tutta Italia e fuori amato e stimato da Cardinali, Baroni e da uomini insigni del suo tempo. Egli eseguì 1' Ostensorio per la Chiesa di S. M. di Collemaggio pel prezzo di dicati trecento, opera che fu poscia mandata in dono al Viceré di Napoli. Il Caprucci fe' di lui più volte onorevole ricordo negli inediti scritti da noi citati; il Cicognara, descrivendo 1' argentea cassa di S. Berardino, lo encomia vivamente. « Fu questa, cosi