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   Santi o db Santi Pietro ? di Teramo, fiorito verso il 1482, orafo e cesellatore egregie?, ignoto nella storia dell'arte ed a tutti gli scrittori patrii. Tra le molte opere che egli condusse, la posterità ammira tuttodi una bella Croce di argento , che si conserva nella Chiesa Parrocchiale di Montepagano.
   Nel mezzo della medesima si vede il Crocifisso, in figura terzina, scolpito al vivo e con grande naturalezza ed espressione. Nella parte inferiore, la Maddalena prostrata, da'capelli scinti, dalla persona dolente ed abbandonata, mestissima nel volto, che rivela una commozione profonda, abbraccia amorosamente le ginocchia del Divino Maestro. Angioli e puttini vagamente scolpiti, fanno corona a questa semplice composizione. Dall' altra faccia della Croce l'artista effigiò il Padre Eterno nel mezzo, che sostiene con la destra mano il segno di nostra Redenzione, e con la sinistra un globo ; ed a' quattro angoli gli animali simbolici degli Evangelisti, ossia l'aquila, l'angiolo, il bue ed il leone. L'angiolo, non bello di forma, é però sommamente espressivo. Alle quattro estremità, in quattro differenti medaglioni, si vedono scolpite a piccolo rilievo le immagini di S. Luca, S. Giovanni , S. Marco e S. Matteo ; e poscia un Angiolo con la scritta: In principio erat verbom. Vaghi arabeschi, capricciosamente intrecciati a belli lavori di niello, completano quest'opera di oreficeria sommamente pregevole, la quale illustra non poco la storia artistica de' nostri Abruzzi. In un tondino, a lettere nere su fondo di argento , si legge questa iscrizione che ricorda il nome dell' Artista e del Procuratore della Chiesa, che fece eseguire il lavoro.
   1500. Dominico de Arcangelo Procurai.
   0. S. A. F.
   Bon. XX Pago P. SANTI DE TERAM. F.
   siou, il quale nella sua bella ed importante monografìa « Ricordi biografici di G. A. Santarelli » con affetto patrio , con acume di critico, con mente e cuore di artiita. con eleganza di letterato, con inediti documenti illustra la vita e le opere dol sno eh. Concittadino. Anche il eh. G. Cherubini ne discorse nell'Ateneo Italiano (Firenze 1866).