Stai consultando: 'Artisti Abruzzesi Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI', Vincenzo Bindi

   

Pagina (278/309)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (278/309)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   che a questa parola si dà oggi in arte, ma gran conoscitore del chiaroscuro e dell 'effetto, egli espresse sopra tutto con grande ve-rosomiglianza il colore della Svizzera, e conobbe assai bene le masse, la forma grandiosa degli alberi, la pacatezza della luce. In alcuni quadri ti ricorda il Pussino; nella parte meccanica poi de' suoi lavori, io creilo Calarne superiore agli stessi antichi. La scuola milanese segui le orme de' pittori svizzeri, e specialmente di Calarne; come Canella, Bisi, Ferri, (che poi divenne il sommo scenografo dell' Opera di Parigi) Valerio, Ferroggio e Bossoli, il quale portò la tempera ad un grado tale di perfezione, da superare le bellissime di Volaire e di Kniep, soprattutto nelle stupende vedute di Venezia e del Duomo di Milano, dove l'architettura signoreggia : ma in generale tutta questa scuola è poco colorista, sebbene assai precisa ne' particolari, come si osserva ne' quadri del Migliara, artista che si occupò nel riprodurre le piazze, i fabbricati, i monumenti della sua patria, lavori falti con una finezza di pennello da emulare i fiamminghi. Però i pittori milanesi, senza escluderne lo stesso Massimo d'Azeglio, miglior soldato ed uomo politico, scrittore di arte che paesista, sono manierati, da non potersi in nessun modo paragonare a quelli della scuola Napoletana, e molto meno a'paesisti alla scuola Francese sotto il Regno di Luigi Filippo, il Re borghese. Le altre nazioni ebbero ancora i loro valenti pittori di paese — Watelet, Berlin, Isabey e gli altri illustrarono la Francia con i loro pennelli ; Bonington, Wilson, Stanfield, Cooper, Tur-ner, Landseer, l'Inghilterra ; Koekkoek, Verpoeken e Kruseman, direttori dell'Accademia di Amsterdam, le Fiandre; Rottmann ed Elsasser la Germania. Caduto in Napoli il governo francese , il quale aveva fondato un' Accademia di Belle Arti, i Borboni, ricuperato il trono dei loro antenati, pensarono infondere novella vita e migliorare le sorti di questa istituzione ; bandirono perciò un concorso per due posti di professori di pittura , rimasti vacanti dopo la morte di Vicard e]di Franck. Camillo Guerra ottenne in pubblico cimento, con esito brillantissimo, d' insegnare la figura; e mancando in Napoli un paesista, che potesse continuare le gloriose tradizioni della nostra scuola, si dovette ricorrere ad Antonio Pitloo fiammingo. Questo egregio e distinto artista, studiando in Francia, aveva appreso la maniera convenzionale di dipingere dei pittori di quell'epoca; ma venuto in Napoli, ed impressionatosi