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biblioteca degli abbozzi
torio dal diploma del conte Odorisio del 1068 , dal quale fa badia trae il suo titolo ed il suo possesso , I* autore di que* sta dissertazione intraprendere la illustratiooe del surriferito diploma per sostenere i diritti de'suoi clienti di Pescopenna-taro. — L'autore adunque incomincia col trattare della repubblica longobarda, della legge salica , e della creasione della Marchia Teatina fatta da Cario Magno col ritaglio dei ducati di Spoleto e di Benevento. Indi narra come quel marchesato Chietino stabilito ereditario calla legge salica , spenta in Italia la breve potenza delle armi franche, fu ora soggetto al duca di Spoleto, ora a'principi longobardi, e cbe perciò perduto l'uso della legge salica e sottoposto alla longobarda, si divise in tanti piccioli contadi, e quiodi tra marchesi , conti e gastaldi di Chieti sorsero i conti de' Marsi» Passa a dimostrare come da un ramo di questi conti de'Marsi ebbe origioe la famiglia de Sangro contedi Sangro; e oe fa la genealogia. Dice foodato il monastero di S. Pietro di Avellana dal vecchio Borrello di Sangro, e che il contado di Sangro si estendeva per tutto l'intero contorno del monte Maiella da levante, mezzogiorno > e ponente, fino alle montagne, che discendono nella regione oggi detta Terra di Lavoro e fino ad isernia. Dimostra falso il detto diploma del 1068 del conte Odorisio presentato io una monca copia; cbt le donazioni de'beni fatte alle chiese non trasferirono alle chiese né proprietà né utile dominio. Espone le leggi longo* barde, il loro uso, e la ragione del loro cambiamento e ael loro disuso , la osservanza e l'effetto del genuino dritto longobardo. Esemina la natura de* monasteri foodati da' signori o da' privati cittadini ; cosa valesse il dooare tali monasteri e chiese ad altro monastero e specialmente al Cassinese, quale fosse il vero spirilo delle donazioni dirette alle chiese, ed a' monasteri ; e delle donazioni delle intere chiese e monasteri ad altro ragguardevole monastero. In fine conchiude dimostrando che la badia di S. Giovanni in Verde non essendo donala a Mootecasino nè ad altro monastero benedeU tino» rimase nel positivo patrimonio de'conti di Sangro, dai quali passato al fisco , pervenne a' Caldora conti di Trivento, a'quali per fellonia fu confiscato con tutti i loro stati, ed allora re Ferrante i° di Araa dispose de'beoi della badia come di suo patrimonio. Ma dopo breve tempo il poalefie» Leone io° profittando della miseria del reame di napoli e