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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209
PARTE PRIMA.
FIXJ3VEE SANGRO.
CENNI GENERALI.
Preliminari. — Quando, nei secoli addietro, ristretti- a pochi usi enino le energie idrauliche e sui corsi d'acqua esistevano modestissimi opifici, appena sufficienti ai bisogni primi dei più vicini paesi; e quando il commercio non si avvaleva ancora di tutte le vie che i fiumi offrivano nell'interno della penisola, questi erano noti solamente se nelle loro vallate si era svolto un qualche rimarchevole fatto storico od uno straordinario avvenimento, altrimenti, anche se potenti per portate perenni e per forti pendenze, rimanevano negletti.
Per queste ragioni alcuni di essi, sebbene meschini, furono ricordati negli scarsi documenti relativi agli antichi popoli dell'Italia ; ed altri invece, poderosi, non lasciarono di sé alcun ricordo die non sia recente o quasi.
L'Atomo, per esempio, povero d'acqua nei piani Aniiternini, presso Aquila, era noto già al tempo della dominazione romana, mentre il Pescara che lo accoglie, riccamente dotato e di corso violento, appena dal finire del medio evo tramandò memoria di sé. Lo stesso è di altri fiumi del versante adriatico dell'Appennino e particolarmente del Sangro, che non ha storia antica e se ne conoscono si ilo poche vicende negli ultimi secoli.
Di questo quindi nulla possiamo dire sul passato e nemmeno possiamo ricercarne le progressive trasformazioni idrografiche, tanto più che alcune, entrate ormai nel dominio della geologia, non sono relative solamente all'alveo od alla pianura alluvionale, ma fanno parte di una categoria di avvenimenti che trova sede più opportuna in uno speciale capitolo; ed altre, quelle avvenute nel periodo storico, si limitano agli interrimenti e alle abrasioni comuni a tutti i corsi d'acqua.
Una sola trasformazione di qualche importanza, dovuta all'opera dell'uomo, fa eccezione, ed è la sistemazione del confluente Zittola, in quella parte di esso che scorre nella pianura di Castel di Sangro. Tale fiume scorreva prima normalmente al Sangro in tutto il suo tragitto e vi sboccava quasi ad angolo retto. In seguito però a reciproci interrimenti, che cagionavano rigurgiti ed impantanamenti, il suo sbocco fu portato alcuni chilometri più a valle, e propriamente presso la predetta città, giovandosi dell'aumento di pendenza che il Sangro stesso ivi acquista, e che consentì ad entrambi i fiumi un sufficiente pendio per lungo tratto prima del loro incontro, evitando gli antichi inconvenienti.
Oltre a quest'opera che rimonta a poche diecine di anni, sarebbero da ricordare i lavori di sistemazione del noto pantano-torbiera, detto di Montenero-Val Cocchiera, e la non meno nota frana di Taranta, nella valle dell'Aventino. Ma non avendo né questa, né quelli, influito sul regime del fiume, e meritando un cenno più esteso di quel che non si potrebbe fare in queste note preliminari, ne rimandiamo lo svolgimento ai capitoli relativi all'orografia ed alla geologia.
1 — Carta idrografica d'Italia.