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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209
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CAPITOLO I. Orografia.'
Nessun liume dell'Italia peninsulari' si trova, al pari del Santrro, cosi circondato da alti monti, in quasi lutto il .suo percorso, persino presso l'ultimo tronco, ove soltanto sul finire incontra quella solila più o meno ampia vallata alluvionale che suol segnare il progressivo avanzamento delle foci entro il mare. Qualcuno poi dei suoi principali influenti, i quali hanno tutti il medesimo aspetto, presenta in modo più singolare ancora tale alpestre carattere, sboccandovi prima che le alte catene abbiano declinato ai colli verso l'Adriatico.
Ma questa speciale condizione orografica sembrerà naturale, quando si sarà appreso che i vari rami del liume raccolgono le acque di tre fra i più insigni gruppi montuosi dell' Appennino, del quale anzi uno presenta, dopo il Gran Sasso d'Italia, e gli altri due dopo i Sibillini, le più eccelsa vette; e quando si osservi che due di quei gruppi corrono parallelamente all'asse della vallata, per lungo Iratto, degradando da ultimo quasi all'improvviso.
don questa configurazione ben difficilmente potevano avvenire anomalie nello sviluppo degli alvei, mal prestandosi alla formazione di zone d'incerto displuvio odi forti ripiegamenti; e cosi l'arteria principale dovette seguire l'andamento delle lunghe catene e, cominciando dal punto più lontano dalla foce, proseguire fra le larghe curve di queste fino al mare.
11 Sangro nasce al piede delle estreme falde suil-orientali del monte Turchio (m. 1899), e propriamente. da due piccole sorgenti, poste una nell'avvallamento che sta fra detto monte ed il Marrone del Diavolo, all'ovest della rotabile che s'inoltra verso il Fucino, e l'altra nella vallecola fra lo stesso monte e quello deiio Lu Cicerana, ultimo contrafforte della catena della Meta, sulla destra del bacino, di fronte ad alcune propaggini della Seri a Terralta, sulla sinistra, compresa fra i cosi detti monti di Scanno, la quale forse starebbe più opportunamente aggruppata con altri monti al sud-est, per formare una catena a sé, da chiamarsi Morsicami, dal nome della vetta più alta del gruppo e dall'essere tutta inclusa nell'antico territorio dei Marni, che ivi presso confinava con quello dei non meno antichi Peligni.
Appare intanto come il Sangro abbia ai lati fin dall'origine due poderose catene: la Morsicaiio e la Meta, maestose per eccelse vette; vedremo fra breve come altre catene non meno grandiose a queste si attaccano. Ed infatti alla prima, che dovrebbe comprendere pure il monte Greco e giungere al piano di Aremogna, farebbe seguilo l'altra più grandiosa della Ma/ella, che le si congiunge poco appresso per mezzo del monte Majuri, della Serra Veticara e del colle Pavone, staccala appena dagli altipiani che si stendono fra Roecaraso ed il Quarto di Sanla Chiara. Alla seconda catena, cioè alla Meta, succedono pure alte vette le quali però si ergono in altri bacini, mentre in questo del Sangro si prolunga una serie di allure laterali, con punti isolati, talvolta di notevole elevazione.
Questi pochi cenni d'introduzione alla descrizione del bacino del Sangro, hanno l'orse di già dalo un'idea abbastanza chiara dell'aspetto generale di questo. Tracciando ora la linea di displuvio che separa il Sangro dai fiumi adiacenti e quella che ne stacca il suo più poderoso influente, l'Aventino, ed entrando in seguito nella particolare descrizione di qualche regione idrologicamente interessante, avremo esposto tutto quanto è strettamente necessario per rispecchiare i caratteri fisici di tutto il bacino.