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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Spartiacque. — La linea generale di displuvio, della quale indichiamo prima il percorso sulla sponda destra e poi quello sulla sinistra, a cominciare sempre dall'origine del fiume, che è fra i monti Turchio e Morrone del Diavolo, anzi direttamente sotto questo secondo ed alquanto a sud-est del primo, passa subito sul colle Cicerana (in. 1010) e sulla Rocca Genovese (m. 1919); ossia comincia a percorrere il crinale della catena della Meta. Indi prosegue sulla Schiena Cavallo (m. 1981), sul monte delle Vitelle (m. 1915), sul colle Vallecelano (m. 1820), sulla Rocca (m. 1925), sul monte Pietroso (m. 1880). sul Tranquillo (m. 1830) e sulla Serra Traversa (ni. 1868).
   Da questo punto forma, con andamento irregolare, una brusca rientranza, cioè ripiega a nord per qualche chilometro, giunge alla regione Controversa e poi ritorna verso sud-est, per pervenire alla Forca d'Acero, che è il varco per il quale si passa nella valle di Cornino, influente del Liri, ed ascendere pel munte La Felcia (m. 1667), sul monte Panico (m. 188:?), (lai quale riprende la linea primitiva e continua il percorso verso la cima della Meta, toccando successivamente il monte San Nicola (m. 1961), l'erta c lunga Serra delle Gravare, che ha le cuspidi fra ni. 1941 e ni. 1974 sul mare, il monte Capraro (m.2060), il monte Petroso (in. 2247), il più alto di tutta la catena, il monte Tartaro (m. 2181) ed in ultimo il monte Meta (m. 2211), cioè il centro del sistema montuoso che da esso prende il nome.
   Da tale vetta la catena sorte dal bacino e volge direttamente al sud, mentre lo spartiacque ripiega all'est e si allontana dalla zona degli alti monti, per seguire una linea meno elevata e meno continua della precedente
   Dalla Meta stessa la linea che tratteggiamo passa sul monte Miele (ni. 1942) e poi si abbassa rapidamente alla Montagnola (m. 1570), alla Rocca Ranalda (m. 1440), al Calvario (m. 1155) ed al colle del Molino (m. 1153), per girare sn quell'ampio semicerchio di colli che delimita a sud il bacino secondario del fiume Zittola, la cui estesa vallata alluvionale, detta Pantano, racchiude una torbiera, ritenuta fino a pochi anni addietro molto ricca e della quale fra breve indicheremo i fori caratteri.
   Tale semicerchio dal colle del Molino prodetto gira sui monti Sitacciaro (ni. 1232), Curvale (m. 1260), Morrone (1210), e termina alla Montagnola (m. 1065;, poco dopo la quale la spartiacque abbandonando la valle della Zittola, ascende il bello e ristretto gruppo del monte Pagano, al sud-est di Castel di Sangro, raggiungendone subito la vetta a m. 1280. Indi per una serie di punte poco più basse, perviene alla Schienaforte o si avvicina al paese di San Pietro Avellana (m. 980), per proseguire su altri monti non molto estesi e poco in relazione fra loro, che costituiscono quasi tanti piccoli nuclei isolati, qualche volta abbastanza alti. Sono essi il monte Milio (m. 1355), ripido mammellone che precipita quasi nell'avvallamento che lo separa dal susseguente monte Capraro (in. 1721), pur esso aspro, diroccato ed eccessivamente declive in qualche tratto; poi, dopo il paese di Capra-cotta (m. 1100), il monte Campo (in. 1645), il monto San Nicola (ni. 1541), il monte ilei Cerro (in. 1350), il monte Sant'Onofrio (m. 1335) e il monte Rocca l'Abate (m. 1313).
   Da questo punto piega e si mantiene direttamente a nord per lungo tratto, avvicinandosi molto all'alveo del Sangro e procedendo sopra una serie di monti per lo più tondeggianti, ma qualche volta con crinale dirupato od a serra. Le vette principali che si presentano sono: il colle dei Soldati (m. 1167), il monte Fischietto (m. 1352), il colle Lettica (m. 1236), e la ripa dei Corvi (m. 1017), il monte Civita (m. 930), il Piano del Monte (m. 819), La Torretta (ili. 930), e il monte Pallano (m. 1040), dopo il quale succedono alcune colline e poi una serie di minori elevazioni. Si attraversano cos'i i colli di Atessa, che si elevano dai 450 ai 600 metri, il monte Calvo, a m. 314, il colle di Paglietta (in. 235) ed infine la lunga schiena che fiancheggia il fiume tino alla foce, presso la quale conserva ancora la quota di m. 114, formandogli ripida sponda.
   Ritorniamo ora all'origine del Sangro per riprendere lo spartiacque o seguirlo sulla sinistra del bacino.