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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209
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CAPITOLO ir. Geologia.
Parte generale. — Due caratteri ben definiti assume il bacino del Sangro, i quali concordano con le sue condizioni idriche, dovuti a due distinte formazioni geologiche, l'una calcarea e l'altra arenaceo-argillosa, nettamente separate fra loro, senza alternanze od incerti passaggi. Esse presentano ovunque, costantemente, ciascuna persè, i medesimi fenomeni; ossia ove dominano i calcari si trovano gli alti monti, le svariatissime accidentalità orografiche e la ricca circolazione sotterranea; ove prevalgono le roceie arenacee ed argillose si svolgono le colline, con uniforme aspetto generale, con facili, abbondanti e rapide piene nei fiumi, ma con scarsi tributi perenni e nessuna circolazione profonda.
I calcari poi sono tutti più antichi delle arenarie e delle argille e mai si trovano intercalati fra queste o sovrapposti, neppure per rovesciamento di strati, dimostrando con la loro posizione che le formazioni posteriori si deposero quando i più violenti sconvolgimenti a cui essi soggiacquero erano di già avvenuti.
Le grandi masse calcaree appartengono a formazioni più antiche dell'eocene medio e stanno fra il lias inferiore, che è il piano più basso, e Veocene inferiore.
Non includiamo, ben s'intende, in questo aggruppamento quei vari mammelloni calcarei isolati, sperduti in mezzo alle roccie più recenti, che possono essere a queste contemporanei, ma che non hanno azione alcuna sull'idrologia della regione; come non indichiamo qualche ristrettissimo lembo ili calcare triasico, che può affiorare sotto il lias inferiore, trascurabile por le nostre ricerche.
I calcari predetti, cioè quelli che costituiscono le grandi catene di monti, sono fra loro ordinariamente concordanti nella stratificazione, anche se di epoche molto lontane e non presentano indizi di quei frastagliatissimi sconvolgimenti degli strati che contraddistinguono le formazioni ad essi posteriori. Acceunano invece a quei grandiosi movimenti i cui effetti si riconoscono 'soltanto con l'esame di grandi estensioni, avvenuti quando tutta la pila degli strati si era già consolidata. Infatti, mentre questi non sono sconvolti, le grandi masse appaiono alle volte spezzate, dislocate, rigettate quasi e presentano quelle immani fratture che, riempite dopo dalle roccie arenaceo-argil-lose e poi solcate di nuovo dalle acque, oppure livellate dal detrito, costituiscono le grandi vallate eoceniche, convertite talvota in estesi altipiani.
In un precedente volume, quello che contiene lo studio del bacino dell'Aterno-Pescara, dicemmo come varie grandi fratture si siano prodotte prece lentemente alla deposizione dell'eocene medio, nel grande massiccio calcareo dell'Appennino centrale, nelle quali trovarono sede due sistemi di valli, con direzione fra loro normale, composto ognuno di molti elementi paralleli; e come fra queste grandi spaccature esterne, altre inlerposte debbano esisterne, sotterranee, egualmente ampie, dipo-volto però, dovute alla rottura, sull'asse delle sinclinali, degli strati che non poterono, per mancanza di elasticità, distendersi e secondare i movimenti del sollevamento.
Da queste linee di fratture deducemmo allora la ragione dei grandi adunamenti di acque sotterranee in luoghi che, a giudicare dall'orografia, non sembravano i più adatti a tale ufizio e rilevammo pure come nel punto d'incrociamento di alcune linee, si producesse quel grande avvallamento che ora forma la pianura di Sohnona dipendente piuttosto dall'intersezione di grandi vallate esterne, ossia di fratture dirette, anziché da quelle rovescie o sotterranee.