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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fiume Verde. Ad essi in parte è dovuta la frana di Fara San Martino, della quale diremo dopo quella di Taranto, che più dell'altra ha acquistato infausta celebrità.
   Sulle falde calcaree e sugli scisti calcarei della Majella si appoggiano direttamente, presso Ta-ranta, argille con gessi ed argille sole, eoceniche o mioceniche, sulle (piali si fermano, se la pendenza non è eccessiva, i detriti del monte e vi formano cumuli, che alle volte o per acque infiltrate sul piano argilloso, o pel proprio peso, perdendo l'equilibrio, scivolano sulle argille e scendono al tiunie, sempre quando non siano le argille stesse che, non reggendosi sul piano dei calcari scistoidi sottostanti, promuovano il movimento franoso.
   Uno di questi franamenti avvenne a Taranta Peligna. Il paese, eretto in riva all'Aventino, poggiava in gran parte sopra detriti ed argille, forse rimaneggiate, che qualche secolo fa cominciarono a sdrucciolare verso il fiume, coinvolgendo i fabbricati in una grande frana che oggidì ha di già inghiottito la parte centrale dell'abitato, il ponte, gli argini in muratura, ecc., e continua ancora.
   Al principio del xix secolo il governo d'allora volle porre riparo alle conseguenze di questo sfacelo, spostando la sede del paese e facendo iniziare la costruzione di un borgo, detto Casette; ma, come ben si comprende, gli abitanti furono restii ad abbandonare le loro proprietà, dalle quali si separano sol quando sono travolte dalla frana. Anche alcuni provvedimenti furono tentati per frenare il movimento, quali le fognature profonde, i muri di sostegno, ecc.; inutilmente però, perchè nessuno finora ha corrisposto allo scopo.
   Un altro consimile piano di scorrimento delle argille si manifestò anni addietro presso Fara San Martino e travolse la strada provinciale, il cimitero ed alcune abitazioni rurali. Qui perù meno diffìcili si presentano i provvedimenti, non essendovi come a Taranta il fiume immediatamente sottoposto, che sembra contribuisca molto, scalzando la base dei cumuli detritici ed intaccando le argille.
   Non continuiamo ad enumerare altre accidentalità di minor conto e senza alcuna azione sulla raccolta delle acque sotterranee. Soltanto ricordiamo la ben nota e fantastica Grotta del Cavallone, aperta sulle falde della Majella, in quel vallone che sbocca a fianco di Taranta, ineressante meta di alpinistiche escursioni.
   Fatta questa digressione, passiamo a tratteggiare rapidamente le altre formazioni che ricuoprono la rimanente parte del bacino dell'Aventino non solo, ina di quello generale del Sangro, le quali non agendo sulla circolazione sotterranea, possono essere riunite in una sola classe.
   Non mancano però assolutamente le roccie permeabili, incontrandosene anzi alcune zone abbastanza estese, costituite da calcari nummulitici brecciati, qualche volta alternati con calcari marnosi; ma esse in causa del loro isolamento sono trascurabili e nelle funzioni generali poco si scostano da quelle impermeabili.
   Cosi pure hanno funzioni poco energiche e temporanee le roccie semipermeabili rappresentate da sabbie e ciottoli del pliocene, da calcari marnosi, alle volte con gessi ed altre volte intercalali alle argille ed a conglomerati vari, perchè si presentano pure in lembi isolati e poco estesi, tanto che raramente alimentano qualche fontanile di campagna. Non potendo enumerare i molti luoghi ove figurano tutte le sopradette roccie di diversa permeabilità, sparse un po' ovunque nella parte inferiore del bacino, diciamo soltanto che i più estesi lembi di quelle relativamente permeabili stanno sul monte Capraro, fra Pescoponnataro, Rosello e Rojo, e sul Monteferrante, alla destra del Sangro, poi vengono quelli di Gamberale, Pizzoferrato e Montenerodomo sulla sinistra; mentre le zone di roccie semipermeabili, più numerose ancora, predominano presso Fallascoso, Torricella Peligna, Gessopa-lena, Bomba, Gasoli, Aitino, ecc ,ecc.
   Con (juesti ultimi cenni abbiamo quasi compiuta la rassegna geologica, perchè ora rimane solamente da ricordare le roccie impermeabili, le quali avendo azione negativa sull'idrologia, richiedono soltanto l'indicazione del modo come figurano nelle diverse parti del bacino.
   Esse, nel Sangro, al disopra di Alfedena, sono rappresentate da scisti argillosi, con scarsissime