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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   negli Annali dell'Ufficio Centrale di meteorologia e geodinamica, diremo che dal 1820 ad oggi, il periodo più lungo di siccità fu quello dal maggio 1831 al gennaio 1835. Ad esso però successe un periodo frequentemente piovoso che impedì ai fiumi di impoverirsi eccessivamente, poiché le for-tiss;me magre delle sorgenti in dipendenza di quella siccità non dovevano cominciare prima del marzo successivo, quando già le pioggie e le nevi avevano reintegrato le portate. Ma siccome in quei fiumi nei quali non mancano mai le colatizie delle acque piovane, le forti magre avvengono prima delle pioggie autunnali, così esse saranno tanto più sensibili (pianto più lungamente durerà la siccità perchè risentiranno una maggiore decrescenza delle acque sorgive.
   Ciò avvenne sicuramente nel gennaio del 1835, quando perdurava ancora la siccità incominciata nel maggio precedente, nelle regioni colpite, ove. dovettero verificarsi magre eccezionalissime. Ma queste, delle quali non fu conservata alcuna nozione e nessun mezzo si ha per calcolarle, rimasero come un avvenimento affatto straordinario, da non doversene tener conto, quantunque non affatto impossibile sarebbe per mezzo di opportuni confronti trarne qualche utile insegnamento, poiché conoscendo quanto avvenne allora pel Tevere a Ripetta, si potrebbe con una certa approssimazione arguire quanto poteva essere avvenuto nel Sangro.
   Infatti, sapendo che il Tevere, il quale ha la forte magra ordinaria di 100 ni3, dovuta interamente ad acque sorgive, discese nel gennaio del 1835 a ms !)(), ossia perdette in causa di quella ecceziona-lissiina siccità, appena il 10 per cento, e considerando che le sue sorgenti, consimili in gran parte, a quelle del Sangro, non potevano nel gennaio stesso aver risentito di già gli effetti della delta siccità e che quindi erano nella decrescenza normale, si può supporre che anche il Sangro avesse avuto allora una portata inferiore del 10 per cento alla forte magra ordinaria.
   Se però da quell'avvenimento ormai tanto lontano poca luce si può con sicurezza ricavare, un altro ne avvenne a noi prossimo, del quale sono note le vicende, Intendiamo parlare della siccità del 181)4, che durò dal inaggio al 20 di dicembre, e che nel contiguo bacino del Volturno fu tanto sentita chi- qualche sorgente si asciugò, come quella detta Trnliverno, presso Venafro.
   Nell'alto Sangro invece non fu sensibile. Non possiamo con le cifre valutarne gli effetti, non avendo allora fatte misure dirette; ma sappiamo dalle informazioni locali e specialmente da quelle avute dai conduttori di opifici idraulici, i quali seguono nel proprio interesse tutte le fasi delle acque derivate, che non fuvvi magra eccezionale e che il lavoro ordinario non fu sospeso.
   Ciò del resto è conforme alla natura stessa delle sorgenti a lungo percorso sotterraneo, che risentono molto la scarsezza delle pioggie invernali, la quale può fare accumulare due magre consecutive, ina non la siccità estiva ed autunnale, e se qualche polla, come la Truliverno predetta si esaurisce, dipende da peculiari condizioni del bacino d'alimentazione.
   Né ci manca l'esempio di siccità invernali, delle quali anzi potemmo studiare quella fortissima verificatasi dal dicembre 1898 al marzo 1899, che fu tanto sensibile alle grosse sorgenti del Pescara. In queste del Sangro invece lo fu poco, probabilmente perchè avendo più modeste portate, risentirono subito le nuove pioggie e fors'anche perchè le. nevi sui monti, abbondanti nel precedente autunno, si mantennero, pel fitto imboschimento, più che sul Gran Sasso e sul Sirente, quasi spogli di alberi.
   Non occorre dilungarci ancora con altre ricerche per riconoscere che le più lunghe siccità note ben poco hanno potuto far discendere la portala di forte magra sotto quella che può prodursi ili un autunno non piovoso, quando tutte le acque superficiali sono esaurite. In conseguenza di ciò basterà riconoscere questa magra per ottenere con molta approssimazione quella assoluta A tale indagine si prestano molto bene le misurazioni da noi fatte direttamente, i risultati delle quali metteremo in relazione con le condizioni di magra delle acque sorgive nel momento degli esperimenti.
   Prima però è d'uopo esaminare singblarmente ogni sorgente ed ogni tronco di fiume e determinare le loro probabili massime magre, dall'assieme delle quali trarremo come conseguenza la probabile massima magra generale.