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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I calcari permeabilissimi della montagna della Majella scendono nella valle dell'Aventino, a cominciare dall'origine della catena, ossia dalla serra Malvone, per lungo tratto fino alla falda del monte Porrara, quasi sempre scoperti o appena sottoposti ad altri calcari più o meno marnosi. Ovunque però l'alveo, quasi tutto scavato in essi, ha pendenza fortissima, in modo che le acque sotterranee se vi pervengono, trovano facilmente la via per internarsi nuovamente. Presso il ponte predetto invece le argille che già si stendono in alto, sulla destra, affiorano su amhadue le sponde e, sole o ricoperte da sabbie ed arenarie tenere, riposano sui calcari, sbarrando le fronti permeabili di questi e formando come una diga nella valle. Le acque sotterranee perciò dopo saturata la roccia permeabile sottostante, sono costrette a risalire fino al più depresso luogo di contatto con le argille ed ivi a tracimare, originando la grossa sorgente di cui ci intratteniamo.
   L'acqua di questa è ordinariamente di ottima qualità, cioè limpida e gradevolissima al palato, con temperatura di 8°. 25. Alle volte però è molto torbida, anche quando il livello del fiume è più basso delle polle e questo fatto le toglie qualunque valore come acqua potabile. La portala poi ne è variabilissima, iliadi ciò, come dell'intorbidamento, diremo particolareggiatamente in altri capitoli.
   Ora accenniamo appena che questa sorgente trae alimento da due fonti diverse e cioè dall'assorbimento normale delle acque piovane per mezzo dei calcari, i quali le internano profondamente e le conducono con lentissimo percorso a fluire con modulo poco variabile e dalla filtrazione delle acque di piena scorrenti entro l'alveo dell'Aventino, che sono la ragione dell'intorbidamento sopradetto e delle variazioni rapide e forti delle portate.
   S'urgenti Acquetile ili Taranta. — La secolare e ben nota frana di Taranta si riproduce in piccola scala alquanto più a monte, lungo la medesima sponda sinistra dell'Aventino, portando nel-l'alveo di questo i gessi sovrapposti od intercalati alle argille, con le quali coinvolti, formano speroni sul fiume, di materiali rimescolati, in continuo sfacelo.
   In una insenatura fra due di questi speroni, ove il franamento mise allo scoperto alcune testate dei calcari che formano l'ossatura dei monti della Majella, sgorga, al piede della dirupata pendice, una lama d'acqua lunga circa 100 metri, che si raccoglie in tre canaletti e per essi si riversa nell'alveo, distante non più di 20 metri. L'acqua scaturisce tranquillamente, come se tracimasse da un vaso colmo, interno, limpidissima, ottima al palato, alla temperatura di 8. 25 nelle 2 polle a valle e di 8. 50 nella terza, più a monte.
   Quasi entro il Ietto del fiume s'intravedono allo volte altre polle abbondanti, che poi dopo qualche mese spariscono, forse spostate dalle piene, per riapparire dopo breve tempo in altri punti prossimi, le quali se non fossero più depresse di quelle esterne potrebbero far credere che si esaurissero col progredire della magra per rinascere al finire di questa, mentre invece si sposta solamente il luogo della loro scaturigine e non si scorgono quando alto è il livello del fiume sul loro sbocco.
   Altre sorgenti si trovano in questo tratto della valle dell'Aventino, e propriamente due senza nome, di 25 e di 15 litri rispettivamente di portala media, poste alcune centinaia di metri dalle Ac-quevive e a queste simili per la posizione a fianco dell'alveo, non però per la roccia, perchè qui il calcare si presenta a banchi regolarissimi, inclinati verso l'Aventino, che ne è attraversato pure in qualche punto. L'acqua, ottima come quella delle Acquevive, ne differisce nella temperatura che è di 9. 5.
   Una terza polla sta a destra dell'Aventino, al piede del cumulo di detriti di Lettopalena, presso il vallone Portella, detta di San Giustino, e sembra molto variabile in portata, passando da oltre 20 litri al secondo, a qualche litro appena. Dicono poi gli abitanti di Taranta che negli unni decorsi, a monte delle Acquevive vi fossero scaturigini più abbondanti, scomparse in seguito. E probabile sieno le subalvee attuali che prima erano sulla riva, quando il fiume avanti di spostare il suo letto, scorreva più a destra.
   La ragione per cui questo gruppo di sorgenti, esterne e subalvee, nasce ai piedi di una frana,